Il sindaco Farina: assurde le polemiche di questi giorni, il riordino è giusto e naturale.
<<La polemica sugli Ato è solo politica, a Caposele non interessa>>. Parla il sindaco Pasquale Farina, il sindaco delle sorgenti più importanti d’Italia. A Napoli inizierà a breve l’esame del disegno di legge che riordina gli ambiti idrici. Avellino perderebbe la titolarità, perderebbe formalmente e sostanzialmente il suo ambito. Si profila uno scontro duro. Comunque vadano le cose, il primo cittadino chiarisce: per Caposele non cambia nulla.
Sindaco Farina, l’acqua ha generato un’altra bufera. Con il riordino degli ambiti idrici si consumerà l’ennesimo scippo ai danni delle aree interne?
<<Macché scippo, la Regione Campania ha semplicemente reso omogeneo il territorio. Caposele aggregata all’ambito salernitano è una scelta naturale per la conformazione dei bacini idrografici. Non siamo rimasti affatto sorpresi. Noi guardiamo da sempre alla Valle del Sele. Faccio un esempio. Abbiamo partecipato attivamente alle varie manifestazioni contro l’inceneritore di Oliveto Citra, in provincia di Salerno. In quell’occasione dalla provincia di Avellino non si è fatto vedere nessuno. Eppure ci sono paesi, come Lioni, neanche lontanissimi da Oliveto>>.
Che cosa cambia per Caposele con la nuova mappa disegnata dalla giunta regionale?
<<Niente, non cambia assolutamente niente. Infatti non sono né felice né scontento. E poi è una vicenda politica-burocratica che ai miei concittadini interessa veramente poco. Parliamoci chiaro, ma che cos’è l’Ato? Ma che ha fatto l’Ato di Giovanni Colucci per noi? Me li sono trovati sempre contro: in qualunque momento, in ogni situazione. Mi hanno ostacolato, criticato, emarginato>>.
Nei giorni scorsi lei si è incontrato con l’assessore regionale all’Ambiente, Giovanni Romano. Sembra che le sorgenti di Caposele e Cassano Irpino verranno gestite direttamente dalla Regione. E’ così?
<<Non vedo il problema. Sono sempre state della regione Campania. Prima dello Stato, poi della Regione. Sono le sorgenti più importanti d’Italia e forse d’Europa. E fino ad ora l’Ato di Avellino ne ha ricavato solo prestigio senza fare nulla. Caposele e Cassano sono due paesi importantissimi che vanno valorizzati sempre. Invece vengono tirati in ballo dalla politica solo quando servono alla politica stessa>>.
Quindi quella sull’acqua non è una battaglia di territorio? E’ politica?
<<Non lo so e neanche questo mi interessa. Io faccio il sindaco e rispondo solo ai miei concittadini. Forse c’è qualche problema tra il Pd locale, che mi sostiene, e quello provinciale. Ma il dibattito a livello provinciale e regionale non ci sembra di vitale importanza>>.
Il 17 ottobre qui ci sarà un convegno. Verranno anche esponenti dalla Puglia. Un momento per ribadire la validità di scelte come la convenzione con l’Acquedotto Pugliese?
<<Solo un convegno, niente di più. Vede, i cittadini di Caposele non hanno bisogno di altre spiegazioni. A maggio si sono svolte le elezioni amministrative, che qui hanno avuto un significato preciso. Le elezioni sono state una specie di referendum, un sondaggio. Insomma noi volevamo la convenzione con Acquedotto Pugliese e la galleria Pavoncelli bis. Dall’altra parte, c’era chi è da sempre contrario a tutto. Abbiamo vinto con uno scarto mai visto a Caposele. Io sono perfettamente in grado di salvaguardare il mio territorio senza lezioni da Avellino. Sull’acqua si è quindi espresso il giudice supremo, che è il popolo sovrano>>.
Perché quella convenzione crea ancora polemiche?
<<Perché per certi versi segna la nostra autonomia proprio rispetto a enti come gli Ato. Ma ci tengo a dire una cosa: l’acqua è un bene comune, non è di proprietà di chi la produce ma di tutti. Quindi Caposele non è proprietaria di un ben niente. Le polemiche non stanno né in cielo né in terra. Chi parla di furto è un asino. Dopo decenni, grazie a quella convenzione, Caposele ha anche un ristoro. Questo è tutto>.
Di Giulio D’Andrea
Il Mattino di Avellino 30.09.2013