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Pagnotte in piazza, è il «Pasta Madre Day»

Pagnotte in piazza, è il «Pasta Madre Day»
«Una festa contro l’omologazione dei sapori»

Oltre 5 mila dosi di lievito naturale distribuite gratuitamente per incoraggiare la panificazione casalinga: «Un gesto di resistenza»

MILANO – Degustazioni, cotture collettive in forni a legna, laboratori teorici e pratici sulla panificazione casalinga. Ma soprattutto oltre cinquemila dosi di pasta madre pronte per essere distribuite gratuitamente a chiunque ne farà richiesta. Oggi è il Pasta Madre Day, la festa di chi, grembiule e mattarello alla mano, passa il tempo libero a impastare, amalgamare e far lievitare. In programma ci sono oltre 80 eventi – in negozi, mercati e piazze di tutta Italia. L’obiettivo è uno solo: diffondere l’arte di fare il pane in casa con il lievito naturale. 

 

LA MAPPA DI CHI «SPACCIA» – Una giornata a base di farina e acqua, ideata dalla «Comunità del Cibo Pasta Madre», associazione nata a Bologna nel 2011 e vicina agli ideali di Slow Food. «Tutto è nato con un blog di ricette e consigli su come fare il pane», spiega Riccardo Astolfi, 29 anni, una laurea in ingegneria e una passione per tutto quello che fa briciole, esplosa dopo un incontro ravvicinato «con la pasta madre della suocera». Poi, il boom. Oggi più di 5.000 persone al giorno si riversano sul sito per consultare la mappa «geolocalizzata» di chi sceglie di condividere con gli altri un po’ del proprio lievito naturale. Numeri da «assalto ai forni» d’altri tempi. «Farsi il pane è un gesto di resistenza all’insegna della sovranità alimentare e contro l’omologazione dei sapori», dice Astolfi. 

GUSTO – Chi incomincia se ne accorge subito: quel che cambia è soprattutto il gusto. «Più aromatico e saporito grazie alla complessità della flora batterica della pasta madre che, a differenza del lievito di birra, è sempre diversa», spiega Annalisa De Luca, autrice di «Facciamo il pane» (Aam Terra Nuova). Serve pazienza però, perché l’impasto (farina e acqua) va utilizzato o «rinfrescato» almeno una volta alla settimana. Amore e dedizione. Tanto che per alcuni questa pallina dolcemente acida «diventa ben presto parte della famiglia e c’è chi decide di darle anche un nome».

 

ECONOMIA SOSTENIBILE –E poi le pagnotte homemadesono antispreco: durano di più («anche sette giorni») e spesso per chi le fa «la tentazione è quella di condividerle». È il ritorno di una sacralità ormai perduta. Vale l’esempio di Bologna, dove ogni sabato si cuoce insieme in un forno collettivo (Mercato della Terra, via Azzogardino 65). Il risparmio insomma c’entra poco. Anzi, «chi impasta spesso spende di più, scegliendo farine bio e macinate a pietra, magari a km 0», conclude Astolfi. «Un circolo virtuoso di economia locale e sostenibile che parte da una piccola dose di lievito madre». 

Federica Seneghini

corriere.it

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