A un anno dal convegno di Gesualdo, esattamente il 22 dicembre dello scorso anno, sui rischi delle trivellazioni sul suolo irpino, con tanto di polemica da parte del sottoscritto nei confronti dei sindaci dell’Alta Irpinia e della valle dell’Ufita che avevano quasi tutti disertato l’incontro, molto è stato fatto per quanto riguarda l’informazione da parte dei comitati No Petrolio e No Triv, ma anche da parte delle istituzioni territoriali che si sono opposte con delibere consiliari o di giunta o con interrogazioni parlamentari.
Sul piano pratico nulla in realtà si è ottenuto.
Molta acqua è stata agitata ma le acque partenopee non si sono per niente mosse al vento di protesta che si è sollevato dall’Irpinia e che ha soffiato con forza su tutta la Campania e anche oltre. Come se nulla fosse successo, tutto ancora tace nei palazzi della Regione in un’aria surreale che contrasta con la bufera che imperversa un po’ dovunque. La risposta della Regione Campania alla Valutazione d’Impatto ambientale del progetto di un pozzo esplorativo a Gesualdo, attesa da tempo, non arriva e non si comprendono le ragioni. Preoccupa, come ho già scritto nella recente lettera a Caldoro, il silenzio del governatore che contrasta con quanto egli va sbandierando sui media. Nei suoi interventi egli declama la sua attenzione e il suo impegno per le problematiche ambientali e, in occasione della recente visita al Moscati di Avellino, ha posto la necessità di un dialogo con i territori con la promessa di una particolare attenzione ai problemi del bistrattato territorio irpino, che vanno dal dissesto idro-geologico alla vicenda dei servizi socio-sanitari falcidiati da tagli e soppressioni, dalla riprogrammazione degli investimenti europei all’agricoltura e all’acqua.
Mai che il nostro governatore abbia fatto un cenno alla questione delle trivellazioni in Irpinia: sembra sordo alle voci di protesta che vengono dal territorio e che diventano sempre più insistenti, soprattutto da parte del comitato No Triv di Gesualdo che vede accorciarsi i tempi per il probabile inizio delle trivellazioni nel loro comune. C’è forse un tacito accordo tra Regione e compagnie petrolifere? Il dubbio si fa sempre più pressante e legittimo, visto che la Cogeid , la società che detiene insieme alla Italmin Exploration il permesso per la ricerca di idrocarburi in Irpinia, ha rialzato la testa e la voce rassicurando popolazione e istituzioni sulla innocuità delle trivellazioni sia per quanto riguarda l’ambiente e le fonti idriche che per quel che rappresenta il ventilato rischio sismico. Parole rassicuranti che suonano dolci per le dure orecchie del nostro governatore che probabilmente pensa che il progetto di ricerca petrolifera in Irpinia e Sannio sia l’unico progetto di sviluppo possibile. Non credo che il convegno romano promosso dalla Società Geologica Italiana presso il Dipartimento di Scienze della Terra della Sapienza, che ha visto l’intervento chiarificatore e rassicurante, in verità chiaramente pretestuoso, in materia di perforazioni e di impatto col territorio e l’ambiente, da parte di alcuni esponenti (guarda caso!) proprio della Cogeid, abbia avuto il significato di rivelare l’ansia delle compagnie petrolifere per l’improbabile rischio di una revisione della Sen o Strategia energetica nazionale imposta dall’ex ministro Corrado Passera, a causa di una opinione pubblica chiaramente contraria. Piuttosto io vi ho letto l’arroganza di chi si sente forte e legittimato ad andare avanti dal silenzio (assenso?), nel caso irpino, del governatore Caldoro. Vorrei sbagliarmi, ma è in questa direzione che bisogna concentrare le forze di comitati e istituzioni presenti sul territorio: protestare in Regione e chiedere ufficialmente alla giunta di dare una risposta alla Valutazione di Impatto Ambientale al progetto Gesualdo-1, per potere valutare serenamente quali potrebbero essere i passi da fare successivamente, anche e soprattutto in previsione di un piano di sviluppo del territorio.
Questo, a mio avviso, si dovrebbe chiedere ai sindaci che il 14 dicembre si riuniranno in assemblea a Gesualdo, di organizzare cioè una delegazione presso la Regione di sindaci e di rappresentanti di comitati e di associazioni agro-alimentari, soprattutto la Col-diretti alla quale chiedo espressamente di scendere in campo dopo la dichiarazione di contrarietà alle trivellazioni espressa nell’assemblea del 6 dicembre del 2012, per portare ancora una volta a Caldoro, se non l’abbia capito, il dissenso della comunità irpina al progetto di ricerca petrolifera in Irpinia e di esigere da lui una risposta, per la tutela dell’ambiente e dell’acqua quindi della salute e del paesaggio, per la salvaguardia della politica economica locale legata chiaramente all’agricoltura e all’industria annessa, ma anche per invocare investimenti nel campo dell’energia ecologicamente sostenibile e rinnovabile e nel campo delle produzioni agricole di qualità che già primeggiano nella nostra terra. Richieste legittime che si sposano col Piano territoriale regionale che indica, come prospettive di crescita, la valorizzazione e la promozione del patrimonio artistico e delle tradizioni, coerentemente con il paesaggio e le tradizioni del territorio irpino. È questo che bisogna fare al più presto per mettere alle strette il governatore e strappargli la risposta attesa: si muovano ancora una volta i sindaci che già singolarmente hanno deliberato contro le trivellazioni e la distruzione del territorio irpino e che si facciano forza comune nella comune lotta. Insieme con loro siamo disposti tutti a camminare, come faremo il 22 dicembre insieme al comitato No Triv e alla popolazione di Gesualdo per manifestare ancora una volta la nostra solidarietà e la nostra volontà di rinascita di tutta l’Irpinia.
ALFONSO FAIA (COMITATO NO PETROLIO IN ALTA IRPINIA)
www.nopetrolioaltairpinia.it