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A Palazzo Chigi un caffè da 4 mila euro

Palazzo ChigiA volte le informazioni di servizio sono preziose. Chi deve andare a Palazzo Chigi, per un colloquio formale o una visita informale, deve sapere un paio di cosette per non fare brutte figure. Se notate un certo nervosismo diffuso, nonostante le larghe (e rabberciate) intese, non impressionatevi: la sede governativa consuma quasi 4.000 euro al mese di caffè. Arriva sempre un momento naturale eppure imbarazzante: la ricerca di un bagno. Attenzione: non sarà facile trovarne uno libero. A Palazzo Chigi spendono più di 7.000 euro di acqua minerale a bimestre. Non rischiate, però, di perdervi tra corridoi e scalinate, a ciascuna porta (o chissà dove) sarà appesa una targhetta di argento tra il mucchio costato 5.856 euro. Quelli che preferiscono la decrescita felice hanno optato per la versione in ottone, per la modica cifra di 774 euro. La situazione non è rilassante, e non perché Enrico Letta sia rigidamente traballante, assecondato o accerchiato dai ministri redenti dal berlusconismo. Per qualsiasi evenienza, a Palazzo Chigi hanno noleggiato lenzuola per 2.181 euro: roba che al signor Ikea prende un colpo, non ci aveva pensato. Ma se cercate un minuto di serenità e comodità potete provare le poltrone di Enrico Letta, appena restaurate: nel senso che un negozio ha rifatto la tappezzeria, e che tappezzeria s’immagina, per 23.000 euro. Questa riforma, Letta non l’ha rinviata. È stata immediata. E come biasimarlo? Lì sedeva Mario Monti, l’ufficio era tempestato di tecnici e tecnicismo: viva la scaramanzia. Una tappezzeria (nuova) ti allunga il mandato. Così spende Enrico Letta, spulciando i piccoli e curiosi appalti di Palazzo Chigi per la gestione corrente, per i dipendenti che ci lavorano, i ministri che ci transitano e per la nutrita schiera di ospiti. La trasparenza è sempre un merito: esaminando questi bandi, alcuni precisi e alcuni fumosi, viene fuori un profilo. Più o meno: tanta acqua, tanto caffè e, soprattutto, tanto cibo. Che viene definito “genere di conforto” spesso destinato “ad autorità politiche”: 8.300 euro tra marzo e aprile; 4.200 tra giugno e luglio. E per ragioni burocratiche, va citato Renato Brunetta, che con furore agonistico invoca l’addio a carte e penne per la Pubblica amministrazione. Non ci sarebbero 1.500 euro per i timbri, 6.438 per buste di vario tipo, non proprio 38.000 per la cancelleria in meno di un trimestre. Con un anno di anticipo, Palazzo Chigi ha varato la struttura per celebrare la Prima guerra mondiale, il centenario, seppur per gli italiani non ci sia molto da ricordare. Ma la storia è storia. E ci hanno raccontato un’altra storia. Perché la squadra di esperti non doveva toccare un euro dalle casse di Palazzo Chigi. Ci sarà modo di scucire euro sino al 2018. Per adesso, possiamo riportare i 6.221 euro per scatole. Fermi. Non semplici scatole, non un mezzo acquisto, ma “scatole con coperchi”. Ci sentiamo rassicurati. Anche perché Palazzo Chigi premia la fantasia, l’acume, l’estro. E per il logo per l’evento “Sponde” di Venezia, un incontro con i vicini sloveni e croati, ha stanziato 8.864 euro. Se tra migliaia di euro e capitolati di spesa vi fosse venuto un mal di testa, sappiate che a Palazzo Chigi un caffè non manca mai.

di Carlo Tecce
Il Fatto Quotidiano 13.10.2013

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