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Un B. depresso e smarrito spera nella grazia dal Pd

Berlusconi_piangeCHIUSO AD ARCORE, SILENZIOSO, INCERTO, IL CAIMANO SI CONSUMA IN RABBIA IMPOTENTE. CICCHITTO: “PER SALVARE IL GOVERNO SERVE UNA MEDIAZIONE”.

 L’umore non cambia: rabbia, depressione, tentativo di rimuovere la realtà e ancora rabbia impotente. Lo stato d’animo di Silvio Berlusconi, nonostante alcuni tra i suoi proconsoli si affannino a smentirlo, è comprensibilmente pessimo. D’altronde tutte le vie d’uscita che ha immaginato in queste settimane si stanno rivelando ad una ad una impraticabili: la grazia per dire – che comunque l’ex Cavaliere continua a non voler chiedere – non solo arriverà difficilmente, ma non risolverà nulla. La nuova invicibile armata di Forza Italia ha debuttato con quella brutta idea degli aerei e rischia di diventare un esercito senza nemico visto che è stata pensata per vivere di campagna elettorale proprio mentre Giorgio Napolitano bloccava la via delle elezioni anticipate. Anche il riscatto dell’onore per interposta persona, vale a dire attraverso la candidatura di Marina, non è praticabile: Berlusconi s’è convinto che se sua figlia entra nel gioco politico finirà per perdere anche le aziende (che peraltro, almeno in Borsa, vanno a gonfie vele). Rompere con tutti e buttarsi alla ventura resta uno scenario che confligge col desiderio di poltrona di un bel pezzo dei suoi stessi gruppi parlamentari. Pure il seggio al Senato, l’ultimo salvagente che lo ripara dal mare agitato delle Procure di mezza Italia, è a un passo dal-l’essere un ricordo.LA SENSAZIONE d’essere stato fregato, nei neri pensieri che il nostro rovescia addosso agli interlocutori, si mischia con la tentazione del martirio (“andrò in carcere”), attitudine comunque estranea alle corde più intime del soggetto, seppure suonate in modo inconsueto dalla volontaria reclusione nel fortino di Arcore. Nessuna soluzione pare a disposizione e allora l’incontenibile Silvio Berlusconi si rifugia in questo insolito silenzio smarrito, che finisce per irretire anche i suoi: zitto Verdini, zitto Ghedini, zitto Schifani per “rispetto istituzionale”, zitta persino Daniela Santanchè (che pure, oggi, potrebbe partecipare ad un incontro pubblico). Il silenzio e l’assenza sono il fuoricampo paradossale in cui si gioca il destino di quest’uomo politico storicamente esuberante e come incapace di riservatezza. La rabbia impotente che da quel buio emana permea la scena vuota. Il comunicato del Colle e la formula scivolosa della “agibilità politica” l’hanno chiuso in un angolo: “Leggo che finalmente se ne sono accorti tutti che la nota di Napolitano era ostile e insidiosa. Leggo anche che Berlusconi non si piegherà. Ecco, ripristinati i fondamentali della politica e della ragione, adesso dobbiamo dire chiaro che non faremo cadere il governo, ma che la nostra pazienza se la sono mangiata tutta Esposito e Napolitano. Toro infuriato, toro matato”, mette a verbale il sanguigno parlamentare ex An Maurizio Bianconi. E allora? Allora nel corpaccione del partito berlusconiano si spera che dal bunker di Villa San Martino esca l’arma finale: la prossima settimana, forse quella dopo – si dice – Berlusconi tornerà all’attacco. C’è chi favoleggia di un discorso politico in Senato alla ripresa dei lavori: sul modello – mutatis mutandis – della chiamata in correità che Bettino Craxi pronunciò alla Camera sul finanziamento pubblico.Nell’attesa del numero di punta, però, lo spettacolo non è dei migliori e gli attori più impensabili conquistano il centro della scena: Gianfranco Rotondi, per dire, che lascia intendere via Twitter che l’ex Cavaliere abbia nominato il suo successore durante una cena ad Arcore, salvo poi rivelare che lui, ad Arcore, a cena non c’era e che è tutta colpa di quei rosiconi di Repubblica. O Adriano Tilgher, già in Avanguardia Nazionale con Stefano Delle Chiaie, oggi vicino a La Destra, che ha pensato bene di invitare gli ex missini del Pdl ad abbandonare un capo “arrivato al capolinea” e a unirsi al suo Fronte nazionale.

UNA VIA D’USCITA, insomma, non c’è. A meno che il Pd faccia la grazia al capo confuso e depresso facendolo restare senatore e lo faccia prima che l’esecutivo di Enrico Letta diventi la prima vittima del suo prossimo giorno di ordinaria follia: “Per tenere in piedi un governo occorrono uno spirito costruttivo e volontà di mediazione – spiega Fabrizio Cicchitto, colomba – Esattamente l’opposto di quello che viene manifestato dal capogruppo Pd in Senato Zanda o dall’onorevole Bindi. Ma non c’è dubbio che con le loro esternazioni possano riuscire con un solo proiettile a colpire due bersagli”. Cioè Berlusconi e l’esecutivo. Non è chiaro? Ci pensa Maurizio Gasparri: “Qualcuno forse fa fatica ancora a capire che a colpi di Esposito non si va da nessuna parte. Occorre una soluzione che rispetti il ruolo di ‘incontrastato’ leader di milioni di italiani svolto da Berlusconi. È bene guardare la questione al-l’insegna del principio di realtà che troppi ignorano”. Tradotto: o il Pd s’inventa qualcosa o i giorni a palazzo Chigi di Letta saranno brevi. Non perché Berlusconi veda una soluzione nella rottura, ma perché – come dice la canzone – non è tipo da arrendersi senza sparare.

di Marco Palombi
Il Fatto Quotidiano 18.08.2013

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