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“Grazie per la solidarietà ma via la divisa ai colpevoli”

aldrovandi_mammaGRANDE MANIFESTAZIONE A FERRARA PER FEDERICO ALDROVANDI IN PIAZZA TUTTI GLI AMICI E LA RICHIESTA DI PAPÀ LINO: GIUSTIZIA VERA.

 Questa solidarietà è grandiosa. Enorme”, scandisce Patrizia Moretti. “Quei signori tra poco torneranno liberi, però quella divisa va tolta” ribadisce il marito, Lino Aldrovandi, al termine della grande manifestazione organizzata a Ferrara dagli amici del figlio Federico.
Da Torino nel frattempo rimbalzano le parole di Franco Maccari, segretario generale del Coisp: “Rimettere in libertà i quattro agenti in carcere per la morte di Federico Aldrovandi. I nostri colleghi hanno già avuto la sospensione dal servizio per sei mesi. Sono stati sotto-posti ad un’indagine interna – ha proseguito- che ha decretato di non destituirli dal servizio, perché non c’erano materialmente gli estremi per farlo”.   Migliaia di persone si sono ritrovate in piazza Savonarola per esprimere sostegno all’intera famiglia Aldrovandi, composta ormai anche dagli amici del 18enne (massacrato di botte da 4 poliziotti condannati in Cassazione ma “non destituiti”), oltre che da altre donne protagoniste di vicende simili a quella di Patrizia. Tra loro anche Lucia Uva, sorella di Giuseppe, morto il 14 giugno 2008 dopo aver passato una notte nella caserma dei carabinieri di Varese.
LUCIA è indagata per diffamazione. Nella borsa custodisce un appello: “Il fascicolo è stato aperto dal Procuratore capo di Varese, su mia denuncia rispetto ai fatti avvenuti all’interno della caserma dei Carabinieri di Varese e che hanno portato alla morte di mio fratello. Più di un anno fa il Tribunale di Varese ha ordinato al pm Agostino Abate di indagare sui fatti. Questi ha però dichiarato, nell’atto di appello contro la sentenza del Tribunale di Varese, che non lo avrebbe mai fatto. Ora per paura che il Procuratore generale di Milano gli porti via l’inchiesta, usa proprio quel fascicolo per processare me per diffamazione. Io voglio patteggiare subito, in modo che quel fascicolo, aperto per la morte di un uomo che chiede giustizia, si chiuda con la diffamazione commessa dalla sorella”. Patrizia, Lucia, così come Ilaria Cucchi e Domenica Ferulli, sono donne i cui figli, fratelli e padri sono morti mentre erano in “custodia” di taluni uomini dello Stato. Uno Stato che anche ieri Patrizia ha rispettato con quelle parole: “Ho invitato a questa manifestazione tutta quella polizia pulita che deve avere la forza di liberarsi dalle mele marce”.
Nello stesso luogo nel quale nei giorni scorsi si è svolta la manifestazione di solidarietà del Coisp per gli agenti condannati, l’Associazione Federico Aldrovandi ha appeso ieri uno striscione blu con la scritta: “Stop the Coisp”; #stopthecoisp verrà usata come trend topic per dare aggiornamenti sulla vicenda direttamente su twitter.. Sempre in rete rete, ieri ha fatto irruzione anche Anonymous, che ha oscurato il sito del sindacato di polizia.
E MENTRE DA Roma il presidente del Senato Piero Grasso dichiarava che: “Vicende come quella Aldrovandi non sono accettabili in un paese civile, dove le vittime e i loro familiari vanno rispettati”, da Ferrara Lucia Uva, riferendosi al titolare dell’indagine sulla morte del fratello ammetteva: “Sono molto preoccupata per me, per la mia famiglia e il nostro avvocato. Temo che da una persona che utilizza il proprio potere giudiziario – ha proseguito-, ci si debba aspettare di tutto. Io non capisco nulla di politica, e neppure di associazioni di magistrati. Mi chiedo chi lo stia proteggendo, perché non è possibile che ad un pm sia consentito com-portarsi così come Abate sta continuando a fare nei nostri confronti da quando è morto mio fratello”.
di Elisabetta Reguitti
Il Fatto Quotidiano 30.03.2013

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