Lunedì è sbarcata alla Camera l’ennesima legge salva-ladri, quella già approvata dal Senato che riduce al lumicino la custodia cautelare in carcere, proprio mentre le periferie metropolitane ribollono di rabbia per piccoli e grandi fenomeni di illegalità e mentre il Sole 24 Ore pubblica i dati del ministero dell’Interno sull’aumento dei reati di strada nel 2013. È un po’ come se il Parlamento abrogasse gli ombrelli nella stagione delle grandi piogge. L’anno scorso in Italia sono stati denunciati (dalle forze dell’ordine e dai cittadini) 2,9 milioni di delitti: +2,9% rispetto all’anno precedente. E per questi sono state denunciate e/o arrestate 980 mila persone (un italiano adulto su 40): +4,6% sul 2012, prova di una migliore efficienza dell’apparato poliziesco-giudiziario e anche di una discreta fiducia dei cittadini nelle forze dell’ordine e nella magistratura. Tg e talk show sono pieni di omicidi volontari, che però fortunatamente continuano a scendere: 502 nell’ultimo anno (-5% rispetto al precedente, minimo storico dall’Unità d’Italia). Invece esplodono le denunce per le estorsioni (+6%), le truffe o le frodi informatiche (+20%), le rapine (+2,6%), i borseggi (+12%) e i furti nelle case (+6%); gli scippi sono stabili (ma con una lieve crescita dei denunciati/arrestati). Sono i reati più temuti dai cittadini, anche perché i criminali entrano a diretto contatto con le vittime, incrementando il senso di insicurezza della gente. E sono tutti in aumento. Il sociologo Maurizio Fiasco, esperto di ordine pubblico, spiega l’escalation dei delitti da strada con “il procedere della recessione” e “il ritorno al ‘lavoro’ di qualche migliaio di delinquenti istituzionalizzati (cioè ristretti nelle carceri sovraffollate e perciò alleggerite con i provvedimenti di clemenza)”. Dopo il demenziale indulto del 2006, che ne mise fuori (dalle carceri o dalle pene alternative) quasi 30 mila, gli ultimi quattro governi hanno varato un decreto “svuota-carceri” per ciascuno: B. con l’Alfano del 2010, Monti col Severino del 2012, Letta col Cancellieri del 2013 e Renzi con l’Orlando del 2014. Risultato: “Sono aumentati gli episodi di reati diffusi nelle strade” e “la galassia dei delitti si è dilatata, con fenomeni a bassa intensità, ma ad alto costo finanziario e gestionale”. Il tutto perché “la riduzione del controllo sociale ‘ferreo’ insostenibile (il carcere dove il sovraffollamento violava la dignità dell’uomo) non è stata compensata con una più articolata strategia di contenimento sui territori urbani, centrali e periferici”. Cioè: i governi liberano i criminali e scaricano il problema del sovraffollamento delle carceri sui cittadini, per giunta resi ipersensibili dalla crisi, dalla povertà e dalla disoccupazione. Chi ha la pancia vuota è molto più “giustizialista” di chi l’ha piena: e, guardandosi intorno in cerca dei colpevoli, li individua negli ultimi arrivati, sentendosi sempre penultimo di qualcun altro. Si spiegano anche così le ondate di intolleranza e violenza xenofoba nelle periferie urbane, anche senz’alcun fondamento fattuale, come quella contro il centro per minori stranieri richiedenti asilo a Tor Sapienza. Hanno un bel dire le anime belle che la custodia cautelare è un obbrobrio perché anticipa la pena a chi non è stato condannato, dunque è “presunto innocente”. Se un cittadino vede un tizio, italiano o forestiero, che spaccia o borseggia o rapina o ruba o minaccia e chiede il pizzo nel suo quartiere, è difficile spiegargli che bisogna lasciarlo libero (o magari a casa sua, senza controlli) per una decina d’anni, in attesa della fine delle indagini, dell’udienza preliminare, del processo in tribunale, in appello e in Cassazione. Checché se ne dica, la custodia cautelare – riformata 22 volte dal 1990, quando entrò in vigore il nuovo Codice di procedura penale – è già oggi una misura eccezionale che scatta quando non esistono altri sistemi per mettere il sospettato in condizione di non nuocere al suo prossimo e al processo. Limitarla un’altra volta significa moltiplicare per cento, per mille i casi di Tor Sapienza. E i voti a Borghezio & Salvini. Chi vuole questo si accomodi pure. È proprio vero che Dio acceca chi vuole perdere.
di Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano 19.11.2014