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Legge di Stabilità: i regali del governo a Poste sulla pelle dei cittadini

posteC’era una volta il servizio universale postale. Quel servizio che, nella legge di Stabilità attualmente in discussione alla Camera, il governo vuole smantellare caricandone gli oneri sulle spalle dei cittadini, e in particolare delle fasce più deboli della popolazione.

Come noto è da tempo in atto un’opera di “modernizzazione” del Gruppo Poste in vista della sua privatizzazione, parziale o totale che sia, nel prossimo futuro. Il Governo sta facendo di tutto per rendere appetibile ai futuri investitori il Gruppo e questa operazione viene condotta attraverso un sistematico attacco al funzionamento della mission principale di Poste: il servizio universale postale.

Per servizio universale postale si intende una serie di servizi minimi che Poste Italiane, almeno fino al 2026 (in attesa che si attui una qualche forma di concorrenza anche in tale mercato), deve garantire ai cittadini “indipendentemente da fattori come il reddito o la collocazione geografica“.

Ebbene con questa legge di Stabilità, all’articolo 23, si prevede che Poste Italiane S.p.A., in presenza di particolari ragioni di natura infrastrutturale, possa derogare ai propri obblighi di servizio universale fornendo tale servizio a giorni alterni “in ambiti territoriali con una densità inferiore a 200 abitanti/kmq“.

Non bastasse ciò, il Governo dispone che tale deroga, che si traduce in una riduzione sostanziale dei servizi in favore dei cittadini nelle zone più svantaggiate, possa gravare al massimo a carico di un quarto della popolazione italiana (l’attuale limite è pari a un ottavo).

In sostanza, lo Stato, che paga profumatamente a Poste il servizio universale, sta dicendo alla società che può far a meno di rispettare i propri obblighi (assunti contrattualmente e per legge) se questi riguardano una fetta di popolazione inferiore ai 15 milioni di cittadini!

Ma i regali non finiscono qui: lo stesso articolo 23 prevede la proroga per 3 anni del contratto di servizio sottoscritto nel 2009, con scadenza 2011, che sarà quindi, in vigore fino al 2015. E poi? Poi verrà sottoscritto un altro contratto che, secondo quanto deciso dal Governo, sarà valido per 5 anni (e non 3 come avviene attualmente), e che potrebbe essere sottoscritto senza coinvolgere minimamente il Parlamento.

Il governo sta srotolando il tappeto rosso a chi vorrà investire in Poste: introiti assicurati almeno fino al 2020, nessun obbligo di ricevere il parere dei cittadini per il tramite dei suoi rappresentanti in Parlamento e deroga agli obblighi di servizio previsti per contratto e per legge.

E chi ne fa le spese? Naturalmente i cittadini, quei 15 milioni di cittadini che dovranno accontentarsi di un servizio a intermittenza!

Come M5S abbiamo già espresso pesanti riserve sulla privatizzazione di Poste e riteniamo inaccettabili queste regalie del Governo a scapito dei cittadini. La nostra opposizione in Commissione Bilancio e in Aula sarà ferma e decisa.Vogliamo incrementare i servizi per i cittadini, soprattutto i più deboli, e non smantellare un servizio pubblico così come sta facendo il Governo.

I deputati del M5S in commissione Trasporti

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