Rosario Crocetta dice no al Muos, il sistema di telecomunicazioni satellitare del dipartimento della Difesa Usa, ma il suo annuncio della “revoca definitiva di ogni autorizzazione”, adottato in extremis probabilmente per gettare acqua sul fuoco della protesta prevista stamane a Niscemi e reso più solenne dalla presenza, al suo fianco, del neo presidente del Senato Piero Grasso, rischia di accontentare soltanto i grillini, che oggi cantano vittoria, e di valere poco o nulla, nella realtà, di fronte al protocollo siglato nel 2011 dall’allora governatore Lombardo con il ministro della Difesa La Russa, che considerò la Sicilia territorio d’interesse strategico nazionale. Nella base militare della marina Usa, infatti i lavori proseguono a ritmo serrato, come sostengono gli aderenti ai comitati No Muos che in una nota hanno denunciato come, “per ben due volte, sono stati violentemente rimossi i blocchi: alle 8,30 per far passare cinque automezzi di operai e militari Usa, e alle 11,00 per far passare due automezzi con attrezzi di costruzione. E dopo circa un’ora è anche uscito un automezzo vuoto della ditta Comina”. Le parole di Crocetta, dunque, non fermano i manifestanti che da stamane si raduneranno in migliaia nella sughereta di Niscemi per “bloccare il mostro”, denunciandone gli effetti dannosi delle onde elettromagnetiche sulla salute dei cittadini, dando vita ad una protesta che in queste ore si e’ caricata di tensione dopo il ritrovamento, da parte della polizia, in un terreno incolto lungo il percorso del corteo, di alcuni sacchi con dentro una ventina di assi di legno chiodate, preparate artigianalmente, e centinaia di chiodi a tre punte con l’evidente intenzione di forare le gomme agli automezzi diretti o provenienti dal presidio militare. Azioni attribuite per ora a gruppi di anarco-insurrezionalisti , anche se per accertare l’identita’ effettiva dei provocatori bisognera’ attendere l’esito dell’inchiesta che la procura di Caltagirone ha aperto contro ignoti per l’ipotesi di reato di attentato alla sicurezza dei trasporti, porto di oggetti pericolosi atti ad offendere. E mentre Crocetta ieri mattina improvvisava un siparietto con Grasso, che gli ha tolto il microfono per impedirgli di replicare alle parole di Marco Travaglio (“su questa vicenda non parlo più, giudicheranno i cittadini”, aveva detto Grasso), Niscemi rischia oggi di trasformarsi in una ‘polveriera’ sul campo, e non solo concettualmente come la definì il governatore un mese fa dopo le rivelazioni del senatore De Gregorio, che attribuì la caduta del governo Prodi all’atteggiamento ostile del Professore nei confronti del Muos, e dopo che un funzionario della Regione inviato a notificare la revoca dell’autorizzazione era stato lasciato fuori dai cancelli della base Usa. Preoccupato dalla circolazione di dossier contro di lui Crocetta in quell’occasione chiamò in causa i poteri forti: “Non è mafia. O meglio, non stiamo parlando solo di mafia. Questi poteri, in passato, a mio parere, furono responsabili, ad esempio, della sparizione di Enrico Mattei. Figuriamoci se si preoccupano di intervenire su un presidente della Regione”. E visto che in Sicilia alle rassicurazioni del segretario di Stato americano Leon Panetta sui rischi (nulli) per la salute provocati dal Muos non crede nessuno, tutti attendono la mediazione istituzionale annunciata qualche giorno fa dal deputato nazionale del Pd, Marilena Samperi: “Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini – aveva detto Samperi – interverrà affinché il governo possa affidare a una autorità italiana, super partes, la perizia sulla valutazione degli eventuali rischi per i cittadini”.
di Giuseppe Lo Bianco
Il Fatto Quotidiano 30.03.2013