Siamo ancora alla contabilità dei morti : i 1. 600 in questi primi cinque mesi, più i 3. 500 del 2014, più la moltitudine incalcolabile che giace laggiù in fondo al mare. Siamo ancora al decisionismo domenicale “Adesso l’Europa cambi strategia” (Martin Schulz, presidente dell’Europarlamento) e al rimpallo di responsabilità buono per i tg della sera : “L’Ue non ci lasci soli” (Matteo Renzi). Siamo ancora alle “riunioni urgenti a Bruxelles”, ai “Cinque piani”, alle “Due opzioni” e alla “Guerra agli scafisti” (sempre Renzi) che, basta, non si può più sentire.
SIAMO ANCORA alle ideone di palazzo Chigi : “distruggere i barconi in porto” (“ ma serve un mandato internazionale”, chi l’avrebbe detto). Se dunque si è sprecato un ventennio a parlare del nulla, perché nulla di nulla nel frattempo è stato fatto non è inevitabile che vengano a galla i pensieri peggiori? Che, poniamo, intorno alla fossa comune nel Mediterraneo si stia giocando un’oscena partita a carte coperte e che tutti quei morti, in fondo, facciano comodo a qualcuno. Al fronte antimmigrati che dalla Francia, alla Germania, all’Italia può comodamente speculare in chiave elettorale (vero Salvini?) attaccando l’inerzia colpevole dei governi. E ai Paesi membri dell’Unione che restii perfino ad aumentare gli scarsi fondi per la missione di salvataggio Triton, forse si auguravano (o s’illudevano) che la crescita esponenziale delle stragi, finisse per dissuadere i disperati a imbarcarsi per i viaggi della morte quasi sicura. Del resto, sulla distruzione di vite umane il potere ha sempre massicciamente investito e lucrato. Con Mussolini che lo disse pure di essere entrato in guerra perché necessitava di qualche migliaio di morti da buttare sul tavolo della pace. Mentre ai tempi nostri i morti sono utili per alimentare il solenne piagnisteo mediatico del : ci hanno lasciati soli. Se il contesto è tale che forse per certi criminali di pace non basterebbero neanche le dimissioni da uomo, chiedere che Angelino Alfano si dimetta semplicemente da ministro degli Interni potrebbe essere giusto ma non del tutto esauriente.
VERO INFATTI che è opera sua la retrocessione per motivi di cassa delle missioni italiane di salvataggio, spostate dalle acque internazionali (che avrebbero potuto soccorrere il barcone dei 900) a quelle limitate a sole 30 miglia dalla costa, ma nel combinato disposto inettitudine più inerzia c’è posto anche per Matteo Renzi e per Federica Mogherini. Il premier dovrebbe cominciare a rendere conto dell’inutile semestre di presidenza italiana dell’Unione, occasione gettata al vento quando avrebbe potuto invece essere usata per imporre a Bruxelles quelle decisioni che oggi vengono pietite con il cappello in mano. Quanto all’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (niente di meno), potrebbe dimettersi per palese inadeguatezza dalla parola “ Alto”. Aggettivo che dovrebbe spettare di diritto agli uomini, alle donne e agli ufficiali della Marina militare e in particolare della Guardia Costiera che in silenzio e spesso oltre le loro forze hanno soccorso e salvato, uno per uno, migliaia di esseri umani e che ora sono stanchi di pescare cadaveri.
Antonio Padellaro
Il Fatto Quotidiano 21.04.2015