Il presidente Anci, Delrio, scrive a Clini: la gestione ai Comuni da luglio un salto nel buio.
Rischio caos per la gestione del ciclo dei rifiuti dal prossimo 1 luglio. Dopo il decreto del governo Monti che restituisce di nuovo le competenze ai Comuni, sono gli stessi amministratori locali a lanciare l’allarme e a chiedere chiarimenti al ministro dell’Ambiente, Corrado Clini. Temono che le leggi in vigore, per alcuni versi in contrasto tra loro, producano contese e disagi. E’ il presidente nazionale dell’Anci, Graziano Delrio, a scrivere al responsabile del dicastero. Intanto, in merito proprio alla gestione dei rifiuti affidata ad <<IrpiniAmbiente>>, braccio operativo della Provincia, viene fuori che nella discarica di Savignano Irpino è stato ridotto della metà il conferimento dell’immondizia in un solo anno. Un dato che rende plasticamente l’idea di una raccolta differenziata di qualità nei 119 Comuni. Nel 2011 furono abbancate nello sversatoio della Valle del Cervaro 48.712.120 chili di Fut (frazione umida trito vagliata), oltre ad altri circa venti milioni di chili di rifiuti provenienti dalle province di Napoli e Salerno per effetto delle ordinanze del governatore Caldoro. Nel 2012, da fuori provincia non ci sono stati più conferimenti, mentre la quota prodotta in Irpinia conferita in discarica è scesa a 28.535.750 chilogrammi. Non è chiaro a chi, dal prossimo luglio, toccherà la gestione dell’impianto. Non si nascondono i timori rispetto ad una possibile competenza regionale con tutti i rischi che ne deriverebbero. Proprio per tutti gli aspetti riguardanti il decreto del governo, convertito in legge lo scorso gennaio, l’Anci sollecita urgenti chiarimenti. Per il presidente nazionale Delrio è necessario <<fornire delle indicazioni operative, delineando le possibili soluzioni alla problematica inerente le disposizioni in materia di affidamento e gestione del servizio rifiuti, contenute nell’articolo 34 del dl 179 del 2012, recentemente convertito, con modifiche, in legge 221 del 2012>>. Dopo aver evidenziato che <<la norma, stabilendo che per i servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica, incluso il settore dei rifiuti urbani, l’affidamento della gestione ed il relativo controllo, sono effettuate unicamente dall’ente d’ambito o di bacino, come individuato dalle Regioni, complica il già confuso quadro regolatorio del settore>>, Derio sottolinea che <<tale disposizone, prescindendo anche da specifiche e peculiari situazioni territoriali, quali la mancata costituzione dell’ambito, l’inoperatività dell’ente di governo dello stesso, ovvero il verificarsi di continui e gravi disservizi, rischia di creare diffusi contenziosi>>. <<Inoltre – prosegue il numero uno dell’Anci – per i contratti scaduti o di prossima scadenza, per i quali trovano applicazione le restrittive condizioni di proroga disposte dalla giurisprudenza consolidata, non è espressamente prevista una specifica norma che consenta la continuità del rapporto in prorogatio alle medesime condizioni. Ciò lascia in capo alle amministrazioni comunali tutte le decisioni e motivazioni del caso, creando così dubbi e molteplici difficoltà>>. Da qui la richiesta di un intervento chiarificatore da parte del ministero <<sia per garantire certezze giuridiche e operative che per tutelare l’azione amministrativa degli enti locali>>. Dopo il via libera in Parlamento, con la conversione del decreto, tocca ora alla Regione regolamentare, in base alle indicazioni nazionali, la gestione del ciclo dei rifiuti in Campania, dove le competenze sono affidate fino al 30 gennaio alle amministrazioni provinciali, così come stabilito dalle legge 26 del 2010. Fino a quella data il principio della provincializzazione viene confermato. Poi torna tutto in discussione. Su tali questioni le organizzazioni sindacali hanno già lanciato l’allarme, chiedendo alla politica di intervenire.
m.l.
Il Mattino 03.02.2013