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Da Ciriaco ai dc renziani: la Lobby Bianca di Sergio

mattarella_demitaPRIMA CHE I “MATTARELLIANI” DIVENTINO UN ESERCITO, ECCO UN BREVE ELENCO DI AMICI E SPONSOR DEL CANDIDATO AL COLLE DEL PREMIER: DA GUERINI IN GIÙ.

Gli sponsor di Sergio Mattarella aumentano di minuto in minuto e il loro numero, se oggi andrà come sembra, diventerà in breve legione. Pier Luigi Bersani, per dire, già s’intesta la candidatura al Colle ricordando che il candidato di Renzi era già nella sua short list nel 2013. Il Transatlantico, però, è un luogo spietato: conosce il potere e le sue interconnessioni e le dimostra a suon di capannelli e saluti. Il buon Bersani, ahilui, non è “mattarelliano”. Al contrario Francesco Saverio Garofani, uomo vicino al ministro Dario Franceschini, ieri s’è scoperto un sacco di nuovi amici e ha reagito come si suole: cominciando a concedere il saluto con più parsimonia.
IL NOSTRO infatti, ai tempi della spartizione delle spoglie democristiane tra Ppi e Cdu, fu il direttore con cui Sergio Mattarella e Gerardo Bianco tentarono di rifondare Il Popolo dopo un breve interregno targato Rocco Buttiglione. “Francesco è il suo figlio spirituale”, dice ora Franceschini, mattarelliano per interposto peones (Garofani, peraltro
, fu brevemente famoso come cliente del Madoff dei Parioli e per aver usato lo scudo fiscale di Tremonti per rimpatriare dei soldi detenuti all’estero). Sorride intensamente, circondato da rinnovato capannello, anche Beppe Fioroni, uno degli organizzatori della cena che ha lanciato in maniera ufficiale la lobby bianca a favore di Sergio Mattarella ancor prima che Giorgio Napolitano lasciasse ufficialmente il Quirinale. Evocativa la sede scelta per la immaginiamo sobria riunione: il ristorante romano “Scusate il ritardo”, al Pantheon. Al tavolo, accanto a Fioroni, un uomo che non aveva bisogno del “mattarellismo” per scatenare i capannelli di Montecitorio: il vicesegretario vero del Pd (nel senso che l’altra è Debora Serracchiani), Lorenzo Guerini, già sindaco di Lodi e Dc doc, di scuola forlaniana, ma comunque passato al Ppi e alla Margherita proprio come Mattarella. Non lontani da Guerini, per restare ai renziani pro-Mattarella, al desco dei cinquanta e più penitenti democristiani sedeva de mita1pure Matteo Richetti, recentemente tornato nelle grazie del capo dopo aver rischiato l’ostracismo.   Non si può non citare – anche se in Transatlantico s’è fatto vedere solo giorni fa, quando Mattarella aveva pochissimi amici e ancor meno sponsor – Ciriaco De Mita, che per uno di quegli slittamenti che erano la vita stessa della Dc, finì per essere il capocorrente del forse prossimo capo dello Stato, nato invece mo-roteo. All’ex presidente del Consiglio, già “intellettuale della Magna Grecia” (copyright: Giovanni Agnelli), è bastato un giro in Transatlantico per compattare le truppe democristiane sparse praticamente in tutti i partiti: checché ne dicano i gruppi di appartenenza, Mattarella avrà i loro voti.
OVVIAMENTE, da contare, c’è pure Pierluigi Castagnetti, ultimo segretario del Ppi. Tutti dicono che sia stato lui a convincere Renzi a scegliere Mattarella e il nostro, come tutti i vincitori, lui non ha bisogno di vantarsi: è il capannello che parla per lui. Niente assembramenti di giornalisti e politici, anche perché se ne sta nella sua Firenze, ma anche un altro democristiano doc ha detto una buona parola per Mattarella è Giuseppe Matulli, ex deputato della sinistra Dc, proconsole di De Mita in Toscana, l’uomo sotto la cui egida è iniziata la carriera democristiana di Matteo Renzi. Inizialmente si era speso per Ugo De Siervo, altro dc caro al premier, ma Mattarella è sempre una persona di famiglia.
Tornando ai capannelli, invece,
quanto prima li avrà indietro anche l’ex cda Rai Nino Rizzo Nervo, oggi a capo del Consorzio da cui dipende la “Scuola di giornalismo radiotelevisiva” di Perugia: il nostro fu assistente dell’attuale giudice costituzionale. A proposito di giuristi, poi, va citato anche il network attraverso cui sbarca il lunario Bernardo Giorgio Mattarella, figlio di, capo del legislativo della ministro Marianna Madia, docente di diritto amministrativo a Siena e alla Luiss, nonché membro del comitato direttivo dell’Irpa (Istituto di ricerche sulla P.A.), dove siede assieme a Giulio Napolitano, figlio di, suo coautore in diverse occasioni, sotto l’occhio benevolo dell’anziano maestro Sabino Cassese, quirinabile pure lui, ma senza la necessaria “Lobby Bianca”. Che poi, se a palazzo Chigi c’è un vecchio democristiano travestito da giovane democratico la lobby ha vita molto più facile.

Marco Palombi
Il Fatto Quotidiano 31.01.2015

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