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La dura battaglia dei salvatori di semi

salvatori di semi Se chiedete a un cittadino metropolitano quanti ortaggi conosce, vi risponderà elencandone al massimo una ventina: “pomodoro, peperone, zucchina, melanzana, zucca, carota, patata, insalata, cipolla…” Pochissime rispetto all’enorme varietà che pian pianino abbiamo perso. Perso consapevolmente, anzi, appositamente.

Nel 1970 gli esperti della Comunità Europea valutarono quali sementi inserire e quali escludere in un burocratico registro. Al termine dei lavori vennero depennate e dichiarate illegali (già, proprio così, illegali!!!) 1500 varietà di ortaggi e frutti. Cancellate dalla lista delle sementi ammesse alla vendita. Perché? Semplice, perché essendo prive di proprietario, quelle sementi non avrebbero reso alle multinazionali dell’agroindustria. Così, un intero patrimonio della nostra civiltà contadina veniva abbandonato a se stesso e si faceva un bel favore a chi già allora vedeva lontano. Le zucchine che troviamo sulle nostre tavole e che i nostri figli mangiano in mensa sono degli ibridi e l’agricoltore non può riseminarle. Così ogni anno è costretto a ricomprarne il seme dalle multinazionali che tutti conosciamo (Monsanto in testa).

Un danno enorme. Infatti è scientificamente provato che le varietà antiche hanno più vitamine, proteine, amidi e zuccheri complessi ed ormoni naturali. Hanno un sapore più ricco e intenso. Insomma sono più buone. Inoltre le piante tradizionali sono più resistenti e robuste delle altre e quindi non necessitano di sostanze chimiche per la crescita. Infine, le varietà vegetali tradizionali sono (erano?) biodiversità: risorse preziose selezionate in millenni di esperienza agricola umana. Sono la memoria storica e biologica dell’agricoltura. Appare quindi evidente all’uomo di buon senso che “blindare” e addirittura vietare alcune semenze è antistorico e illogico. Mentre altrettanto evidente è il fatto che pochi potenti, i proprietari dei brevetti, tengono sotto controllo e ricatto tutti i contadini. Per fortuna, però, esistono resistenze diffuse.
Esistono i salvatori di semi, Seed Savers, che sparsi in tutto il mondo stanno costruendo banche dei semi, seminando la rivoluzione in terra. Vandana Shiva è una di loro. In Italia abbiamo Civiltà Contadina, custodi diffusi che salvano e condividono i semi delle varietà di ortaggi, cereali e legumi eredità dell’agricoltura tradizionale italiana. Un lavoro silenzioso al quale tutti possiamo partecipare affinché il nostro patrimonio non si estingua e possa essere trasmesso alle future generazioni. Sarebbe tra l’altro un compito dello Stato: art. 9 della costituzione, la Repubblica tutela il patrimonio storico della nazione. Possiamo cominciare, anche in questo, caso a farlo noi cittadini. Diventando custodi di semi. Una buona pratica di cui i nostri figli ci ringrazieranno.

 www.civiltacontadina.it

di Domenico Finiguerra
Il Fatto Quotidiano 01.09.2014

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