Oggi abbiamo appreso dalle istituzioni europee e dalle sue inutili, innumerevoli e costosissime agenzie che lo IARC – l’agenzia che da oltre 50 anni analizza, conduce e coordina la ricerca sulle cause del cancro e sui meccanismi della carcinogenesi – è inutile. Anzi, peggio: che le sue ricerche sono trascurabili se non addirittura false. Come per il glifosato, che oggi è stato classificato come “non cancerogeno” dall’ECHA, l’agenzia europea per le sostanze chimiche.
Questa sentenza era attesa dal legislatore europeo, ovvero la Commissione, dopo che la telenovela sul pesticida più celebre del mondo era arrivata al culmine con pareri discordanti all’interno del Parlamento europeo e dei comitati tecnici. La storia ve l’abbiamo già ampiamente raccontata.
Ebbene, al parere dell’altra agenzia europea EFSA (che giudicò il pesticida come “non cancerogeno” avendo utilizzato solo i dati delle aziende produttrici) si aggiunge la tegola finale, il lasciapassare che tutti attendevano per fare un favore alla Monsanto e permettere a Juncker, appunto, di (ri)autorizzare il glifosato per altri 15 anni.
Naturalmente ad essere presi per il naso non ci sono soltanto gli scienziati dello IARC e quelli di centinaia di esperti che decisero d’indirizzare una lettera alla Commissione per contestare il parere dell’agenzia. Ci sono anche e soprattutto i cittadini, che in appena due mesi – quasi in mezzo milione – hanno firmato una petizione per bandire l’utilizzo di questa sostanza dal commercio. E quindi dai loro piatti, bevande e tutto il settore agricolo (essendo il glifosato della Monsanto il pesticida più utilizzato al mondo).
Sull’ECHA si è anche allungata l’ombra lunga del conflitto d’interessi, emerso nei mesi scorsi su tutta la stampa internazionale. Il presidente del comitato che ha fatto la valutazione, Tim Bowmer, ha lavorato in passato per società di consulenza nel settore chimico. Parliamo di una carriera ventennale. Come avvenuto per il parere dell’EFSA, anche la valutazione dell’ECHA è stata preparata sulla base di un dossier iniziale redatto dall’Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi.
A brindare saranno quindi i soliti noti: i lobbysti, le multinazionali produttrici del principio attivo e degli OGM resistenti e, immancabilmente, la Germania. Esatto, perché proprio i tedeschi della Bayer hanno “casualmente” acquisito la Monsanto lo scorso settembre, dando vita a un mostruoso leviatano multimiliardario che produrrà farmaci, pesticidi e OGM.
L’unica speranza sono i cittadini. Siamo noi. Il Movimento 5 Stelle così come molte associazioni e organizzazioni ambientaliste chiede non solo di vietare il glifosato, ma anche di riformare il processo di approvazione dei pesticidi e fissare obiettivi vincolanti per ridurne l’uso in Europa.
Ci uniamo inoltre alla coalizione Stop Glifosato nel chiedere al Governo Italiano e alle istituzioni europee di applicare il principio di precauzione in nome della tutela della salute pubblica, vietando definitivamente e in maniera permanente la produzione, la commercializzazione e l’uso di tutti i prodotti fitosanitari a base dell’erbicida.
Chiediamo anche alle Regioni la rimozione del glifosato da tutti i disciplinari di produzione che lo prevedano e l’esclusione dai premi dei Piani di Sviluppo Rurale delle aziende che ne facciano uso, evitando l’insensatezza di premiare con fondi pubblici l’utilizzo di un prodotto cancerogeno. Così come già stanno facendo Calabria e Toscana.
Fra un anno, se sarà stato raccolto almeno un milione di firme proveniente da almeno 7 Stati membri, la Commissione Europea dovrà dare una risposta formale alle richieste. Si tratta di un segnale forte da parte di cittadini sempre più informati e consapevoli di quanto nello loro mani ci sia la possibilità di cambiare davvero la politica nazionale e comunitaria.
Se stiamo fermi non cambierà mai nulla, se aspettiamo loro sarà troppo tardi, se facciamo da soli non sarà abbastanza, ma se combattiamo insieme possiamo davvero farcela.
di MoVimento 5 Stelle Europa