Numeri alla mano il governo potrebbe comunque assumere tutti. A legislazione vigente, senza bisogno di incassare il via libera alla “buona scuola”. Basterebbe la volontà politica e due o tre decisioni ministeriali. I soldi sono stati già stanziati nella legge di Stabilità per il 2015, la necessità per la scuola pubblica è evidente. Paradossalmente, sarebbe più semplice assumerli a legislazione vigente che in seguito all’approvazione della riforma, la quale introducendo “l’organico funzionale”, cioè una riserva di docenti a disposizione degli istituti per il potenziamento della loro offerta formativa, rischia di non poter essere applicata per ragioni di tempo. Dopo l’approvazione della legge, infatti, serviranno delle circolari attuative, la suddivisione dei posti disponibili per ogni singola scuola e, soprattutto, la richiesta formativa da parte di quest’ultime che però hanno già approvato il loro “piano” (il Pof). Il “ricatto”di Renzi, quindi, sembra anche poco efficace perché non è certo che, ritirati tutti gli emendamenti e approvata di corsa la legge, i 101.700 docenti precari possano entrare davvero in servizio il 1° settembre 2015.
GUARDANDO I NUMERI nel dettaglio, dunque, si capisce perché si potrebbero assumere tutti subito. La scuola, infatti, ha bisogno ogni anno di un certo numero di posti aggiuntivi per sopperire ai pensionamenti, ai trasferimenti e a tutta la mobilità interna possibile. Questi numeri sono stati resi pubblici pochi giorni fa dalla Flc-Cgil, il sindacato dell’istruzione che ogni anno redige una articolata e complicata tabella, dei posti a disposizione. Per il 2015 si tratta di 46.687 posti liberi così suddivisi: 29.187 per “posti comuni” e 17.500 per “posti di sostegno”. A loro volta questi numeri sono spalmati per i vari tipi di scuola: 5.830 per la scuola dell’infanzia; 12.467 per la scuola primaria; 15.812 per la scuola secondaria di primo grado e 12.578 per la secondaria di secondo grado. Posti che sono resi già disponibili e che il Ministero dell’Istruzione (Miur) può richiedere a quello dell’Economia (Mef), il solo delegato ad autorizzare spese aggiuntive per la pubblica amministrazione. La procedura si conclude entro agosto quando, una volta ricevuta l’autorizzazione del Mef il Miur annuncia il contingente di immissioni in ruolo e pubblica la lista degli insegnanti che entrano in pianta stabile. Per funzionare regolarmente, però, la scuola ogni anno impiega ben altre cifre.
GUARDIAMO ANCORA una volta i numeri nudi e crudi: nell’anno scolastico 2014-2015 sono state attivate (fonte Flc-Cgil) 16.502 supplenze annuali, dal 1° settembre al 31 agosto, sia su “posti comuni” che su “posti di sostegno”. In questi numeri si annidano gran parte di quei contratti che hanno già 36 mesi consecutivi di impiego sul medesimo posto di lavoro, condizione sufficiente, secondo la direttiva Ue 70/1999, a far scattare l’assunzionedefinitiva. Come dice da tempo l’Anief, se quella direttiva fosse applicata si avrebbero circa altre ventimila assunzioni. Alle supplenze annuali, vanno aggiunti ulteriori 127.150 supplenze al 30 giugno. Sommando questi numeri ai posti vacanti, per funzionare regolarmente la scuola avrebbe bisogno di 180 mila assunzioni. Basterebbe, quindi, che il governo impiegasse tutti i posti vacanti disponibili (senza applicare nessun coefficiente diminutivo come fa ogni anno), che applicasse la direttiva Ue e che modificasse solo una parte gli organici di diritto fissati dopo i tagli della riforma Gelmini (oppure intervenisse sul rapporto docenti/classi) per far aumentare il numero dei posti vacanti da assegnare mediante decreto ministeriale. I soldi non sarebbero nemmeno un problema visto che ci sono. Le assunzioni previste dal ddl ancora in discussione al Senato, infatti, sono finanziate dagli stanziamenti previsti dalla legge di Stabilità approvata nel dicembre scorso. All’articolo 1 comma 4 si legge: “Al fine di dotare il Paese di un sistema d’istruzione scolastica che si caratterizzi per un rafforzamento dell’offerta formativa e della continuità didattica, per la valorizzazione dei docenti e per una sostanziale attuazione dell’autonomia scolastica (…) è istituito un fondo denominato ‘Fondo la buona scuola’, con la dotazione di 1.000 milioni di euro per l’anno 2015 e di 3.000 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2016 ”.
UN MILIARDO DI EURO, quindi, per quest’anno e 3 miliardi per il 2016. Soldi già disponibili che, se saltano le assunzioni, Renzi utilizzerà per altri scopi. Al comma 5 della medesima legge, inoltre, si specifica che il Fondo è finalizzato “ all’attuazione degli interventi di cui al medesimo comma 4, con prioritario riferimento alla realizzazione di un piano straordinario di assunzioni ”. Con il tweet serale, Renzi dice che “la #buonascuola prevede centomila prof in più, organico funzionale e più soldi per scuola. Noi ci siamo. Spero anche gli altri”. In realtà dipende solo da lui.
di Salvatore Cannavò
Il Fatto Quotidiano 17.06.2015