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Il Sud di Renzi tra cornetti rossi cinesi e scope


NAPOLI, REGGIO CALABRIA, TERMINI IMERESE E GELA: PROMESSI MARI E MONTI A TUTTI.

Il giro del Sud in un giorno, per promettere milioni. Una corsa tra netturbini ricomparsi per lustrargli il passaggio, corni “anti-gufi”, politici di ogni colore accorsi a sorridergli, contestazioni e applausi. Alla vigilia di Ferragosto, Matteo Renzi si sciroppa 12 ore di campagna nel Meridione. Da Bagnoli fino a Termini Ime-rese, passando per Reggio Calabria e Gela (prima in aereo poi in elicottero), il premier prova a ritessere il suo filo, assicurando soldi e soluzioni. Un tour che verrà replicato il 7 novembre. La contromossa al Pil che cala e all’Europa che da giorni gli riserva ceffoni. Il premier riempie palchi e tv in jeans e maniche di camicia bianca, per mostrarsi rottamatore instancabile. Ostenta fretta. Lancia l’anatema di prassi per “i profeti di sventura”, dissimula a stento il sollievo per la Germania che arranca, semina un rosario di cifre. Indica ancora la Cina come l’amica indispensabile, con i suoi capitali. E ripete: manovra in autunno, mai. Renzi parte da Roma con tre ministri, Galletti, Poletti e Delrio.

ALLE 9.30 è a Napoli, nel quartiere Ponticelli, dentro un’azienda che produce elicotteri, la K4A. L’impresa ha stretto un accordo con una società cinese per un affare da 32 milioni. Soprattutto, l’ad è Dario Scalella, sostenitore del premier, nella terna dei candidati alla presidenza dell’Autorità portuale di Napoli. Probabile vincitore, secondo fonti del Pd campano. Ma l’appuntamento caldo per il premier è a Bagnoli, alla Città della Scienza, in buona parte distrutta da un incendio nel marzo 2013. Renzi deve andare a firmare il sospirato accordo per la ricostruzione. Lo aspettano molti carabinieri e agenti e poche decine di contestatori: operai dei consorzi di bonifica (i cub), attivisti di 5 Stelle e della Terra dei fuochi, precari di varia sventura. Un uomo mostra con un mini-cappio, due cub si arrampicano su una gru. Poco lontano, ragazzi dei centri sociali entrano in contatto con gli agenti (sosterranno di essere stati caricati). Ma a dominare la scena sono spazzatrici e camion della nettezza urbana, che da ore puliscono le strade dove passerà il premier. Ci sono ramazze anche negli angoli. “Ci voleva Renzi per fare pulire, oggi in strada ci si può mangiare” polemizzano gli abitanti. Ai giornalisti distribuiscono una cartellina: contiene anche una rivista sul forum italo-cinese di novembre. La sala si riempie di politici: Anna Maria Carloni, moglie di Antonio Bassolino, Gennaro Migliore (ex Sel), amministratori vari, la renziana di ferro Pina Picierno. Il premier arriva attorno alle 10.30. Gli urlano insulti. Entra, e sul tavolo si ritrova un corno rosso con sopra un gufo, dono di un’ammiratrice. “Bellissimo” commenta, lasciandolo in mostra. Firma l’accordo da 50 milioni con il sindaco Luigi de Magistris e il governatore della Campania Stefano Caldoro. Poi parla al microfono: “Non siamo qui il 14 agosto per far vedere che lavoriamo anche oggi, è solo sfiga, abbiamo promesso che saremmo venuti ogni tre mesi e la scadenza era oggi”. Sostiene: “Bisogna investire sull’innovazione, con buona pace dei profeti di sventura: non si fa crescita abbassando i salari”. Promette: “Nel decreto sblocca Italia ci saranno norme per il risanamento di Bagnoli ma anche per Taranto e Sesto San Giovanni, e per mille nuovi asili nido”. Fa notare: “Hanno parlato di scenari inquietanti perché abbiamo fatto -0,2 per cento di Pil. Ma anche la Germania fa meno 0,2”. Chiude elogiando “la compostezza della famiglia di Ciro Esposito”, ucciso a Roma prima di Napoli-Fiorentina. Se ne va, ed è calca da stadio. Nella mischia finisce pure Delrio, atterrito: “Ma cos’è ’sta roba?”. Il gruppo riparte, direzione prefettura di Reggio Calabria. Nello spazio antistante una cinquantina di precari, con megafoni e striscioni: “Per noi non esiste Ferragosto”. Renzi li evita entrando da dietro (li incontrerà Poletti ).

LA SALA è colma di esponenti del Pd calabrese. Il loro segretario assicura: “I fondi per completare il tribunale di Reggio sono pronti per essere spesi, attendiamo che la Regione faccia richiesta per la procedura”. Mentre “il porto di Gioia Tauro sarà inserito nelle misure per porti ed interporti che saranno varate nel Consiglio dei ministri del 29 agosto”. Finita la conferenza, incontra gli eletti dem: cortocircuito tra le funzioni di premier e leader Pd. La tappa successiva è Gela. “Sono il primo presidente del Consiglio a venire qui” rivendica. Fuori del municipio, striscione degli operai del petrolchimico Eni: “Prima delle riforme occorre il lavoro”.Renzi partecipa a una riunione con sindacati e lavoratori. Sostiene: “Se ora Termini Imerese e Gela hanno una prospettiva manifatturiera e industriale vuol dire che abbiamo dato un messaggio vincente”. L’accostamento Termini-Gela, “capitali delle crisi”, è funzionale. L’ultima tappa del tour è proprio il comune vicino Palermo, orfano dello stabilimento Fiat. Tra i lavoratori, forte tensione. Alcuni tra Cobas e Comunisti proletari cantano slogan contro Renzi. Altri protestano: “La politica non c’entra”. Spintoni reciproci. L’ospite d’onore compare, e da dietro le transenne sono applausi e cori: “Lavoro, lavoro”. Lui ripete la frase di Gela: “Sono il primo a venire qui”. E ribadisce che la speranza ha gli occhi a mandorla: “Un grande gruppo cinese è disposto a investire in Italia, bisogna vedere se Termini può rientrare in questa operazione: ma l’impianto deve riaprire”. L’operazione Ferragosto finisce qui.

di Luca De Carolis
Il Fatto Quotidiano 15.08.2014

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