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Il Ferragosto degli italiani che hanno perso tutto

socialeAlle nove del mattino della vigilia di Ferragosto, a piazza Mastai, nel cuore del rione Trastevere a Roma, c’è già una lunga fila davanti al banchetto dei volontari della “Ronda della Solidarietà” che distribuiscono la colazione. Nessun barbone, solo persone comuni che non possono permettersi un caffè e una fetta di pane e marmellata. Si sente qualche accento straniero, ma nel vociare spicca quello romanesco e qualcuno indossa pure camicia stirata e scarpe lucide. “I nostri clienti sono per lo più italiani. Mica clochard, alcolisti e drogati, queste sono persone comuni”, racconta il vicepresidente dell’associazione autofinanziata, Domenico Fumato.
SU UNA panchina siedono Nicola, che faceva il fotografo di scena nel cinema e il suo amico, che è un ex impiegato Olivetti. Lui, una casa ce l’ha, è grande 20 metri quadri. Ha pure “due figli che non mi cercano più e 40 anni di contributi versati”, ma vive con la pensione minima, poco più di 400 euro, non abbastanza per mangiare un mese intero. Vicino siede una bella signora vestita di bianco. “Io, è tanto tempo che sono innamorato di lei, – dice l’uomo sorridendo – ma non la posso mica portare fuori a mangiare la pizza. Ho 4mila euro di debito con il comune, perché la monnezza se deve pagà”. Accanto c’è Angelo, un signore sulla sessantina che viene da Taranto. Fino a due anni fa aveva una piccola azienda agricola nelle campagne del Salento, qualche mucca e altro bestiame, viveva di agricoltura e pastorizia. Poi, la brucellosi e la lingua blu hanno sterminato i suoi animali e con quel poco che gli dà la terra non riusciva a competere con le multinazionali. Angelo è venuto a Roma, perché qui ci sono più strutture assistenziali e riesce a tirare avanti alla giornata. Sui gradini della fontana c’è un gruppo di uomini dall’accento del nord. Tra loro c’è Graziano Filippi , analista contabile, 54 anni, di Novi Ligure. La famiglia ne aveva denunciato la scomparsa a Chi l’ha visto?, dopo che il 17 dicembre scorso ha preso l’ultimo treno da Torino verso Roma. Gli introiti della sua attività di pratiche auto e quelli della sua agenzia di sicurezza per le aziende gli davano uno stipendio da 75mila euro netti all’anno, tutti per lui, che non ha né moglie né figli. “Avevo relazioni con banche e finanziarie . Un giorno mi hanno chiesto di fare un accertamento fiscale, insospettiti dai 30mila euro che avevo speso per rinnovare gli immobili del mio ufficio. Accettai, non avevo nulla da nascondere”, racconta Graziano, con un italiano impeccabile. “Mi contestarono un’evasione che non avevo fatto. Alla fine Equitalia mi ha tolto tutto, dicendomi che avrei potuto fare ricorso. Sono stato un vigliacco. Mi sembrava di battermi contro un muro di gomma e ho preferito lavarmene le mani, scomparire”. Quando è arrivato a Roma Termini, faceva freddo e lui indossava ancora i suoi abiti di marca. La notte di Natale la ricorda come un’esperienza triste e dolorosa, ma anche positiva. Quella notte, Daniela e suo marito, due coniugi romani, l’hanno passata ai bordi della stazione a dare coperte e cibo a chi ne aveva bisogno, compreso Graziano.
“LA MIA giornata ha un’agenda fittissima. – spiega– Mi alzo alle sei, vengo qui per la colazione, poi al Sant’Egidio per la doccia, e poi dalle suore a mangiare. La sera torno al mio appartamento di cartone in via Giolitti, vicino la stazione. Ho pure un cuscino”. Una volta gli hanno rubato il “bagaglio” e i volontari “mi hanno regalato questa borsa di Louis Vuitton (non originale, ndr). Ma – dice ridendo – chi vuoi che mi dia un euro vedendomi con questa borsa qua?”. A dare la mano più grande, però, sono proprio i privati. I poveri che aiutano i poveri. Come la signora Carla, settant’anni, che vive di pensione minima insieme al marito Renzo, in affitto in un appartamento del Vaticano. I tre figli li aiutano a tirare avanti, mentre lei racimola quel che può e compra fette biscottate e caffè per venire a donarli in piazza Mastai. “Io metto la benzina, ma qualche soldo per gli altri in difficoltà cerco sempre di tirarlo fuori. Tanto cosa ne guadagno a stare a casa davanti alla tv?”. Insieme a lei fa coppia un giovane sulla trentina, strumentista di sala operatoria. “Questa è l’Italia che funziona”, dice Graziano, che oggi farà il pranzo di Ferragosto al convento delle suore oblate.

di Chiara Ingrosso
Il Fatto Quotidiano 15.08.2014

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