L’APPELLO in difesa della Costituzione e contro i ladri di democrazia sta riscuotendo successo tra i cittadini. Il progetto di scardinamento degli equilibri istituzionali, rafforzato dal patto del Nazareno, rappresenta una minaccia per il sistema democratico che, peraltro, è già stato messo a dura prova da vent’anni di berlusconismo e di inciuci. Dopo aver fallito l’assalto all’articolo 138, l’obiettivo della casta è diventato stravolgere la Costituzione e di stravolgerla, a cominciare dagli strumenti di democrazia diretta. Il referendum è l’unica leva nelle mani dei cittadini per controbilanciare il potere costituito e per arginare la restaurazione di regimi d’altri tempi.
RITENGO che sia ora di adeguare le norme sui referendum alle raccomandazioni contenute nel Codice di buona condotta sui referendum adottato dal Consiglio d’Europa nel lontano 2007. Non è sufficiente opporsi all’aumento del numero degli elettori che possono richiedere una consultazione popolare e che il governo vuole elevare da 500 a 800mila. Bisogna anche procedere con l’abolizione del quorum per molteplici ragioni. Anzitutto, grazie a questa soglia le astensioni si sommano ai voti contrari facilitando l’invalidazione del quesito. Equiparare gli astenuti a coloro che votano “No” è antidemocratico. Gli oppositori del referendum devono limitarsi a invitare all’astensionismo per imporre il proprio punto di vista. È del tutto irragionevole, per una democrazia, scoraggiare la partecipazione al voto. In secondo luogo, eliminando la soglia, lo sforzo dei diversi promotori sarà dedicato non a promuovere l’astensionismo, ma ad aumentare la conoscenza dell’argomento nei cittadini. L’abolizione del quorum è necessaria per affermare la democrazia diretta accanto a quella rappresentativa. I cittadini devono poter contrastare le norme contrarie al bene comune, anche attraverso il referendum confermativo su decreti e leggi ordinarie. Al referendum facoltativo va inoltre aggiunto quello obbligatorio su tutte le modifiche costituzionali e sulle norme che riguardano direttamente la politica, come la legge elettorale e le leggi sulle indennità parlamentari. Infine, con il referendum propositivo si devono poter introdurre nuove norme quando la politica ne ostacola l’approvazione. I padri costituenti si erano già posti la questione quasi 70 anni fa, ma non la concretizzarono. Oggi è doveroso realizzare pienamente i loro propositi.
Riccardo Fraccaro, deputato M5S
e componente Commissione Affari Costituzionali