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“Così i fiumi affogano nei veleni…”

Lo studio: <<E’ il settore più disastrato…>>
Il salasso degli idroprelievi: 210 milioni di metricubi all’anno vanno a Bari e Napoli

Il sistema della depurazione nelle province di Avellino e Benevento copre appena il 56 per cento del fabbisogno accertato. Il deficit strutturale stimato dai tecnici dell’Ato è del 44 per cento. Solo due gli impianti comprensoriali, a Pianodardine e a Manocalzati, mentre la capacità di copertura fognaria nei singoli Comuni garantisce solo la metà dei servizi, pur raggiungendo l’83 per cento del territorio. Il deficit della depurazione rappresenta la maggiore minaccia per i fiumi, assieme alla dispersione idrica.

Avellino – «Il settore depurativo è quello più disastrato», scrive l’ingegnere Carmine Montano, nella sua relazione per l’assemblea dell’Ato, che a fine dicembre ha approvato l’aggiornamento del piano d’ambito. Sul territorio sono operanti «attualmente 260 impianti biologici ed uno di tipo fitodepurativo», ma «solo due possono essere considerati comprensoriali: quello di Pianodardine a Manocalzati», con il primo che «raccoglie i reflui di parte dell’Alta Valle del Sabato e del Partenio», e il secondo «ubicato a Rotondi» al servizio della Valle Caudina. Irpinia e Sannio scontano l’inadeguatezza dell’infrastruttura, considerata insufficiente e non efficiente, incapace pertanto di assolvere alla propria funzione. In una provincia dove 6 litri d’acqua su 10 prelevati dalle sorgenti e dai pozzi finiscono dispersi lungo il cammino verso gli utilizzatori finali, la depurazione ha il compito di proteggere i corpi idrici tutto l’anno, anche se utenti e popolazioni si accorgono del problema soltanto nei mesi estivi. Proteste, denunce all’autorità giudiziaria, polemiche dentro e fuori gli enti locali hanno accompagnato il periodo delle vacanze, quando il calo della portata fluviale ha favorito tra giugno e ottobre una emersione delle sostanze inquinanti (nel Calore principalmente), in gran parte dei corsi d’acqua in Irpinia e nel Sannio. Era lo stesso periodo in cui decine e decine di amministratori locali del Sannio si sono ritrovati indagati per lo stato in cui versavano le infrastrutture depurative e fognarie, di cui i sindaci restano responsabili nei territori di competenza.
La inadeguata capacità di depurare le acque di Irpinia e Sannio pone a rischio la capacità del sistema di garantire forniture sufficienti a coprire il fabbisogno interno alle due province, si legge nelle relazioni, a causa dell’utilizzo che viene fatto delle sorgenti e dei pozzi. Le cifre del Piano dicono (vedi tabella in alto) che ogni anno vengono prelevati dal territorio tre milioni di metricubi d’acqua, per il 70 per cento destinati a soddisfare una sete lontana, oltre i confini delle due province. Di questa immensa massa d’acqua, tuttavia, la metà finisce dispersa. Con prelievi idrici di questa portata e perdite abnormi che peggiorano ogni giorno, conclude il Piano, la depurazione rappresenta la priorità. Occorre «creare nuovi impianti di depurazione dove è necessario; adeguare quelli esistenti, dismettere quelli obsoleti e creare degli impianti di depurazione per i piccoli agglomerati», scrivono i tecnici. Ma servono fondi.

Christian Masiello
Ottopagine

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