Al Forum dell’Appennino meridionale Iacuelli denuncia l’abbandono degli scarti industriali
<<I rifiuti speciali minacciano le sorgenti del Sud. L’Irpinia è una terra appetibile per la malavita organizzata>>. A dichiararlo è Alessandro Iacuelli, autore del libro <<Le vie infinite dei rifiuti>>, che in occasione di <<Giù le mani>>, evento organizzato dal Forum dell’Appennino Meridionale, tenuto presso l’albergo diffuso di Castelvetere, illustra il metodo di mappatura e di pulizia delle micro-discariche abusive.
<<Dal 2004, la provincia di Avellino è al centro di fenomeni illegali. Le zone in cui partirà la ripresa, dall’area industriale di Pianodardine fino ai piccoli distretti industriali, potranno essere oggetto di interesse da parte delle nuove forme di organizzazione criminale. In Italia il 75% dell’immondizia è generata dalle aziende. Il pericolo maggiore, però, è quello dei piccoli sversamenti, in particolare quelli situati sulle montagne, a ridosso delle sorgenti che forniscono l’intero Mezzogiorno.>>
L’esperto, comunque, avverte gli attivisti rispetto ai pericoli per la bonifica. <<Per intervenire bisogna essere specialisti, dotati delle attrezzature specifiche e soprattutto di tanta formazione, fondamentale per capire le sostanze tossiche, pericolose per la salute dei cittadini. La nuova tecnologia, però, può rappresentare un’importante toccasana. Anche l’Irpinia dovrà rientrare sulla mappatura digitale, su cui vengono riportati i piccoli siti inquinati del mondo. In questo modo, tramite uno smartphone o un personal computer, sarà possibile capire i siti su cui intervenire>>. Andrea Piermarocchi del gruppo di ricerca dell’Università di Teramo, curato dal professor Enzo di Salvatore, relaziona sugli aspetti giuridici della posizione del proprietario non responsabile i cui fondi siano stati oggetto di sversamento abusivo di rifiuti. <<Grazie ad una sentenza del Tar di Bari, il pubblico potrà intervenire anche sui terreni dei privati. Tanti sono i proprietari che non sono a conoscenza delle operazioni illegali che si svolgono nei propri possedimenti. Per tale ragione, l’intervento del pubblico può considerarsi fondamentale. Con questo intervento normativo, gli enti comunali potranno bonificare a proprie spese le zone inquinate, superando gli eccessivi costi di smaltimento. I proprietari degli appezzamenti, inoltre, potranno rivalorizzare i propri beni, a vantaggio dell’ambiente>>. Anche da parte dei promotori dell’iniziativa, è stato chiesto un maggiore intervento, a partire dagli enti. <<Le istituzioni – dichiara Eduard Natale, portavoce del forum – dovrebbero maggiormente ascoltare le voci dei cittadini. I comitati sono la cerniera tra le istanze della gente e la politica vera, quella che si propone di trovare le soluzioni>>. Dello stesso parere è Gianni Marino, responsabile dell’archivio storico della Cgil di Avellino, che citando alcuni versi di Giustino Fortunato, invita gli amministratori a guardare al futuro e non al presente. <<Bisogna imparare a conoscere i problemi, senza curare la loro rappresentazione ideologica>>. Partendo dal modello dell’albergo presentato da Agostino Della Gatta, amministratore di Irpinia Ambiente, sono state presentate diverse proposte, dai numerosi attivisti presenti. <<Non si può pensare ad un problema unico – dichiara Virginiano Spiniello dell’Albero Vagabondo. E’ necessario capire la correlazione tra le diverse problematiche, a partire dal petrolio fino alle acque inquinate>>.
Un nuovo allarme viene lanciato dal Comitato per la Tutela del Fiume Calore, che a seguito di nuove indagini da parte dell’Arpac, descrivono ulteriori casi di escherichia coli. <<Bisogna intensificare – conclude Damiano De Iorio – i controlli delle acque, potenziando i depuratori esistenti e soprattutto sensibilizzare maggiormente le istituzioni. La pesca e le attività di irrigazione non possono restare bloccate>>.
di Edoardo Sirignano
Il Mattino di Avellino 01.06.2014