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Irpinia e Sannio intesa sull’acqua

fiumecaloreLa nuova programmazione negoziata può ripopolare le zone aperte valorizzando il territorio.

Una grande partecipazione di pubblico, cittadini e tanti giovani mescolati agli amministratori locali del Sannio e dell’Irpinia, ai dirigenti politici e ai rappresentanti della Regione, delle Province e dell’Autorità di Bacino, ha sancito il successo per il primo esempio di programmazione negoziata dedicata ai fiumi, all’acqua. Nel Castello Marchionale di Taurasi si è conclusa con un convegno propositivo la due giorni dedicata al Fiume Calore, promossa dal Comitato di Tutela e Wwwf del Sannio. Coinvolti studenti, tecnici, esperti, nell’ambito di un vero e proprio workshop che a breve sarà replicato sulla sponda sannita del fiume Calore, il principale affluente del Volturno. Dopo l’adesione della giunta regionale della Campania alla Carta nazionale per i ‘Contratti di Fiume’, in Irpinia e nel Sannio sono disponibili le opportunità della programmazione negoziata in campo idrico e fluviale agli enti locali e alle imprese, attraverso la concertazione a partire da proposte e ipotesi di pianificazione strategica in campo ecologico e rurale. Recuperare i fiumi, favorendo lo sviluppo del settore primario, attraverso l’agricoltura multifunzionale, consente di ricongiungere su una unica piattaforma complessa l’intera strategia per lo sviluppo dell’Irpinia di qui al 2020, rientrando perfettamente nel solco disegnato dall’Europa. Il ‘Contratto di Fiume’ nel territorio del bacino idrografico alimentato dai Monti Picentini, consentirebbe di unire nella progettazione e nel finanziamento gli enti locali, la Regione, la città di Avellino, le imprese rurali e l’associazionismo ambientale, consentendo di centrare tra grandi obiettivi: salvaguardare il futuro della risorsa idrica (a beneficio di un più efficiente utilizzo dell’acqua per uso irriguo, consumo umano e utilizzo industriale), sostenere con l’innovazione tecnologica ed energetica la modernizzazione del sistema produttivo collegato alle attività agricole, rurali e industriali, quindi ripopolare i grandi spazi aperti, favorendo ricadute occupazionali (quindi il re insediamento demografico), grazie alle opportunità di reddito che un distretto idrico-rurale attorno ai Picentini offrirebbe. Il ricco e articolato dossier preparato dal Comitato di Tutela e illustrato ieri rappresenta in questo senso una opportunità per il Calore, a partire da suo disinquinamento, premessa indispensabile per rendere possibile ogni ipotesi di investimento in campo fluviale, quindi ecologico, turistico, agricolo e ambientale. La condizione ambientale, lo stato infrastrutturale, i problemi idrici dalla depurazione alla rete, hanno impreziosito uno studio che ora consentirà alle autonomie locali di avviare un dialogo concreto con le associazioni interessate, con i movimenti ambientalisti e gli enti di servizio interessati. <<L’opportunità del Contratto di Fiume va ad inserirsi nella questione più complessiva del settore idrico nelle due province>>, ha commentato al termine dei lavori il presidente dell’Acs, Lello De Stefano, intervenuto alla iniziativa. <<La nostra acqua alimenta cinque milioni di persone e deve essere tutelata e valorizzata, trasformandosi da fonte di preoccupazione, per il degrado delle reti e il rischio di contaminazione, a opportunità di crescita e sviluppo sostenibile>>, ha concluso. E mentre a Solofra in queste stesse ore si vive il dramma dell’emergenza idrica a causa del rischio di contaminazione, anche nel dibattito di ieri si è affermata la necessità di garantire nel futuro, contro ogni disegno regionale, la gestione idrica pubblica.

di Christian Masillo
Ottopagine 13.01.2014

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