Energia

La retorica del lamento e l’opportunismo di sedicenti “professori” consulenti

Petrolio_irpiniaComitato No Petrolio in Alta Irpinia
L’Irpinia di sciagure ne ha conosciute tante, sicuramente troppe. Il suo territorio è stato sempre terra di conquista ed è stato fin troppo spesso o sempre tradito dalla sua stessa gente, il più delle volte vestita dell’abito istituzionale. A dire questo non è la retorica del lamento, ma quella coscienza irpina la quale ha sempre riconosciuto e denunciato quanto asserisce Raffaello De Masi, consulente della British Petroleum ora portavoce della Cogeid, la compagnia petrolifera che ha richiesto il permesso di perforazione esplorativa per la ricerca di idrocarburi a Gesualdo, in seno al progetto denominato “Nusco”. Il sito del pozzo esplorativo, ricordiamo, è a non più di duecento metri dalle abitazioni e non lontano dal verde di una terra bellissima ricca di colture agricole, da vigneti e uliveti. De Masi parla, nell’articolo pubblicato da “Il Mattino” del 27 dicembre, di un territorio degradato, sprecato, tradito da tecnici e amministratori più propensi a coltivare il proprio orticello, a discapito del territorio e del suo reale sviluppo, specie dopo l’opportunità paradossalmente offerta dal sisma del 23 novembre dell’80. Noi vi aggiungiamo anche grazie a una politica governativa miope e demente, perché non ha saputo o voluto leggere il passato del territorio, la tradizione e la cultura a vocazione contadina la quale poteva offrire una opportunità nel rilancio della industria agro-alimentare che avrebbe garantito una opportunità resistente a mode e a crisi economiche e, oltretutto, sicurezza lavorativa. Che si è affidata ad avventurieri e a speculatori, il più delle volte calati dal Nord, che hanno fatto razzia dei beni pubblici, dei fondi statali, scomparendo nell’attimo di un lampo, senza lasciare la benché minima luce di una prospettiva di industrializzazione o l’eco di un tuono, che è stato soffocato dal _DSC2066detonatore della politica locale, oltre che provinciale e soprattutto regionale. Ma parlare ancora di ciò che avvenuto in Irpinia negli anni è esercizio di sola retorica perché tutti sanno come sono andate le cose. Il fatto grave è che tutto si è svolto sotto gli occhi di tutti, anche della stessa gente irpina che non di rado è stata connivente se non collusa, barattando il silenzio con un posto di lavoro offerto dal solito politico potente, rendendosi oltretutto essa stessa operatrice di inquinamento e di deturpazione del territorio non rispettando le regole più elementari per salvaguardarne l’ecosistema. È vero che le amministrazioni locali hanno sempre operato perseguendo logiche di campanile per accaparrare quanto più possibile dal fiume di denaro che è scorso in quegli anni nelle vene dell’Irpinia, che non di rado hanno sperperato in opere inutili e senza peraltro rispettare per niente il paesaggio e l’architettura dei paesi irpini, i cosiddetti presepi descritti bene da Sciascia. È vero tutto. Ma, quando parla di retorica del lamento, De Masi sbaglia e offende egli stesso il territorio offeso, quella coscienza civica che sempre si è battuta contro la barbarie, contro lo scempio, contro la cultura del malaffare e della malapolitica. Questa coscienza irpina che non è contro per un puro fatto ideologico, ma è contro tutto quanto può danneggiare ulteriormente l’Irpinia, perché crede che un futuro sia ancora possibile per la terra, ma che sia sostenibile. Crede che sia giunto il momento di cambiare rotta, non guardando in faccia a questo o a quel politico né a questo o a quel partito, ma guardando in faccia alla realtà, al territorio, alla gente. Questa coscienza irpina è contro il petrolio, contro le discariche e gli inceneritori, cioè contro tutto ciò che inquina, che porta malattie e morte all’ambiente, agli animali e alle persone; perché crede che non è vero quanto asserisce De Masi, cioè che il petrolio sia innocuo: niente è innocente se è dannoso, lo dimostra la scienza. Gli idrocarburi, il bromo, il mercurio, l’alluminio, il manganese e il vanadio sono cancerogeni o tossici quando superano i livelli massimi consentiti e le perforazioni ne disperdono nell’ambiente e nell’acqua quantità enormi! Questa coscienza chiede solo di tutelare l’unico patrimonio certo della terra: l’acqua, l’aria e la natura tutta, oltreché il suo patrimonio artistico e l’industria agro-alimentare, che rappresentano le sole e uniche certezze della terra. Questa parte dell’Irpinia non conosce la retorica del lamento o del piagnisteo, ma conosce solo la forza della propria voce, che ora dice: basta! Basta a tutti gli scempi programmati o improvvisati, contro tutti i silenzi vili o interessati; basta a tutte le ruberie e a tutte le mancanze; basta anche a chi, ora, viene a sventolare la ventilata promessa del progresso e dello sviluppo, di credito e di competitività col petrolio perché sa che questo tipo di progresso non fa per questa terra, che ha bisogno invece di un altro tipo di investimenti, secondo la sua vocazione. Questa coscienza sa che vi sono perdite nelle fognature, negli acquedotti, che vi sono discariche a cielo aperto e amianto disperso ovunque che inquina acqua, cielo e terra; che vi sono capannoni abbandonati da una industrializzazione ingannevole che non c’è stata. Ma questa coscienza irpina non viene fuori solo ora, perché è la coscienza sana dell’Irpinia che c’è sempre stata in quelle persone che ci hanno sempre creduto e che, ora, insorgono per dire basta a tutto questo perché in Irpinia non se ne può più! Perciò, ancora una volta, dice no al petrolio, nemmeno alla semplice (sic!) perforazione esplorativa perché, se il petrolio non è stato ancora trovato nel suo sottosuolo, nonostante precedenti ricerche, potrebbe esserci nelle sue profondità, fino a 4.000 o 5.000 metri,_DSC2123 come si è verificato già in passato in Basilicata ove lo si è cercato invano per novanta anni per poi venire fuori in quantità notevoli, tali da deturparla, inquinarla, impoverirla, immalinconirla. Questa coscienza sa che, se il petrolio dovesse esserci, la Cogeid e la Italmin Exploration si insidieranno nella terra senza portare alcuna ricchezza, come in Basilicata, se non alle stesse compagnie petrolifere e ai soliti nuovi speculatori, ai soliti amministratori corruttibili e ai soliti tecnici corrotti. A chi, insomma, ha sempre offeso e umiliato questa meravigliosa terra.

ALFONSO FAIA (COMITATO NO PETROLIO IN ALTA IRPINIA)

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