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Sanità, si cambia ora la Campania perde 350 milioni

sanitaL’ex ministro leghista Roberto Calderoli di leggi Porcellum ne ha fatte due: una, quella elettorale, è stata appena dichiarata incostituzionale, l’altra riguarda la divisione dei soldi per la sanità. Il meccanismo ideato da Calderoli nel 2011 – e che da ieri è operativo con la scelta delle tre regioni <<standard>> – prevede che se in un territorio c’è una bassa speranza di vita (come in Campania, due anni in meno), vengono tagliati i fondi sanitari perché tanto ci saranno meno anziani da curare. Un’offesa a una popolazione nei confronti della quale si deve, anzi, mettere in campo più efficienza e più prevenzione. Solo nel 2014 la Campania perderà, se non ci sarà un sussulto di dignità da parte del Parlamento, 350 milioni. E altre centinaia di milioni svaniranno in Puglia, Calabria e Sicilia. La svolta, infatti, è epocale. Per la sanità entrano in vigore i costi standard, nei tempi previsti dalla legge sul federalismo fiscale scritta da Calderoli. Ieri, come previsto dai decreti attuativi della legge delega 42/2009, sono state individuate le tre regioni che per quest’ultimo scorcio del 2013 faranno da parametro per tutte le altre: sono Veneto, Emilia Romagna e Umbria. Anche se l’ex ministro leghista è noto soprattutto per la legge elettorale, anche quella sul federalismo sanitario contiene una buona dose di veleno.
Nel passaggio dalla legge delega del 2009 al decreto attuativo del 2011, infatti,  è stato introdotto al comma 7 dell’articolo 26 un criterio per la ripartizione del fondo sanitario che vede come parametro esclusivo la pesatura per età. E la Campania, dove ci sono pochi anziani rispetto ad altri territori, si trova a perdere per questo solo effetto circa 350 milioni, mettendo a rischio il piano di rilancio e di efficienza che punta molto sulla prevenzione, gli screning di massa e la nascita di ospedali comunità
Sul 2013, in realtà, i conti sono ormai fatti e il taglio non avrà effetti concreti. Ma sul riparto del fondo sanitario 2014 il rischio c’è tutto e se non si correrà ai ripari nei prossimi giorni, con un intervento che cambi quel comma della legge 68 del 2011, si arriverà al paradosso che i soldi saranno tagliati non per eliminare gli sprechi, bensì perché la speranza di vita è più bassa. Riducendo quindi, paradossalmente, le possibilità di una vita lunga.
E’ noto infatti che alcune categorie di persone hanno necessità di una maggiore assistenza sanitaria. Gli anziani, senza dubbio, poi i malati cronici, le famiglie in condizioni di povertà e quelle che vivono in posti inquinati come la Terra dei Fuochi. Nella legge del 2011, Calderoli con un blitz ha inserito solo il primo parametro, quello dell’età, perché era il solo che favoriva le regioni del Nord, dove l’età media è più alta. Non a caso ieri a festeggiare è stato soprattutto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che parla di una sua vittoria e prevede risparmi per 30 miliardi (su un fondo di 110).    Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, più realisticamente conta 2-3 miliardi a regime. Per la Campania, che aveva un disavanzo di 700 milioni e ormai sfiora il pareggio di bilancio, trovarsi dal 2014 a dover recuperare almeno 350 milioni è una vera beffa. Le regioni del Sud finora si sono limitate a rinviare il danno, ottenendo di fatto il congelamento del provvedimento per il 2013  Ma il 2014 non è poi così lontano. Il momento per reagire è adesso.

di Marco Esposito
Il Mattino 06.12.2013

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