I giudici del Riesame respingono il ricorso presentato da Terna spa <<Vincolo paesaggistico violato>>
L’elettrodotto del Goleto rimane sotto sequestro perché quando si tratta di tutela dell’ambiente non può valere la regola del silenzio assenso: in base a questa indicazione della corte di Cassazione, ieri mattina i giudici del Riesame per le misure reali di Avellino hanno confermato i sigilli.
Hanno rigettato il ricorso presentato dai legali della Terna Spa, la società che sta realizzando la maxi opera per conto della Ferrero, ed hanno fatto segnare un nuovo punto a favore della procura di Avellino e in particolare del piemme Roberto Patscot: fu lui infatti che già nel novembre del 2014 fece scattare, con decreto d’urgenza, i sigilli al cantiere per sospette violazioni ambientali e paesaggistiche: l’opera passa accanto all’abbazia del Goleto e attraversa l’Oasi di Conza.
Da quel momento è partita una lunga e cavillosa battaglia a colpi di ricorsi e controricorsi che probabilmente andrà avanti ancora per molto, visto che stiamo parlando di un’opera già realizzata per il 90 per cento e già costata svariati milioni di euro. Il bandolo della matassa sta tutto in un parere paesaggistico che non sarebbe stato ottenuto dalla Terna Spa.
Un parere che avrebbero regolarmente chiesto agli organi competenti, ma a cui non è mai stata data risposta: nonostante questo, puntando appunto sulla consuetudine (umana ma non giuridica) del silenzio assenso, i lavori sono partiti e proseguiti velocemente, creando un percorso aereo di cavi elettrici lungo una ventina di chilometri (con annessi 58 tralicci alti fino a 33 metri) che parte dalla Ferrero di Sant’Angelo dei Lombardi (nel nucleo industriale di località Porrara) e attraversa diversi comuni tra cui Lioni, Teora e Conza della Campania. Un percorso che tocca troppi punti sensibili del patrimonio ambientale e culturale irpino, tanto che è stato inevitabile suscitare l’ira dei comitati locali che hanno già manifestato l’intenzione di costituirsi parte civile nell’inchiesta. Già nel dicembre 2013 il sindaco di Sant’Angelo dei Lombardi emise un’ordinanza di sospensione dei lavori dopo aver chiesto lumi alla Regione Campania: la risposta fu abbastanza vaga, da Napoli si demandò alle istituzioni locali l’adozione di qualsiasi provvedimento avessero ritenuto necessario per tutelare la sicurezza e la salute pubblica.
Nel frattempo la procura di Avellino aprì un fascicolo e fece scattare d’urgenza il sequestrare del cantiere, <<per evitare ulteriori compromissioni del’integrità ambientale>>.
Gianluca Rocca
Il Mattino di Avellino 27.06.2015