C’è chi non parla e chi invece parla dopo anni di silenzio. Napolitano ha fatto sapere ai giudici di Palermo che non ha nulla da dire. Preferisce stare a Roma. Lo ha fatto con una lettera. Ha tracciato una nuova linea giudiziaria. D’ora in poi, sull’esempio presidenziale, i testimoni per evitare l’interrogatorio potranno scrivere al giudice in carta semplice giustificazioni del tipo “Non c’ero e se c’ero dormivo“, “Non scocciatemi che ho altro da fare” o anche “Niente di utile da riferire“. Chi invece ha parlato durante l’ora d’aria nel carcere di Opera è Totò Riina, anche lui coinvolto nel processo Stato – mafia. Riina è stato intercettato da una cimice della Dia. Un lungo dialogo che è stato subito reso pubblico. In questo modo i suoi messaggi sono arrivati a destinazione. Chi doveva capire ha capito. E’ sorprendente che le parole di Riina non siano state vincolate alla segretezza e rese disponibili solo alla magistratura. “Sono stati capaci di portarsi anche Napolitano“, “Questi cornuti, se fossi fuori gli macinerei le ossa (minaccia rivolta ai giudici di Palermo)“, “Questi pm mi fanno impazzire”. “Ma che vuole questo? Perché mi guarda? A questo devo fargli fare la fine degli altri (riferito a Nino Di Matteo)”, “Queste cose i picciotti di Cosa Nostra non dovranno saperle mai (forse riferendosi alla trattativa Stato – mafia)”. Meglio di così poteva essere solo un’intervista data da Riina in prima serata al telegiornale. Che ci sia stata una trattativa tra alcune parti dello Stato e la mafia è ormai il segreto di Pulcinella. E’ però strano che in galera ci siano finiti solo i mafiosi e tutti i politici (quali?) che sono stati coinvolti siano a piede libero. Il 41 bis per i politici non è mai stato applicato. Nino Di Matteo ha dichiarato che “Cosa nostra non è sconfitta e mantiene rapporti con le istituzioni” e che Riina “E’ un soggetto che potrebbe essere in grado di comandare ancora dal carcere“. L’ora d’aria forse serve a questo, a dare ordini.
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