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La “social card” è un caso. Ma falso

social-cardGLI IMMIGRATI POSSONO GIÀ AVERLA DAL 2012, NCD E LEGA SBRAITANO A VUOTO. L’ERRORE DEL TESORO.

Una delle cose più difficili per un giornalista politico, scriveva Enzo Forcella, è raccontare le guerre finte del Parlamento come se fossero vere. Le polemiche sull’estensione della social card agli immigrati spostano l’asticella un po’ più in alto: è il racconto di una guerra finta su un oggetto inesistente. Ecco l’ordine degli eventi. La prima social card la istituì il governo Berlusconi nel 2008: dava 40 euro da spendere al mese solo ai cittadini italiani più poveri. I criteri di assegnazione, però, risultarono un po’ troppo stringenti e i beneficiari furono la metà di quelli previsti: dopo due anni nemmeno 750mila persone. A inizio 2012, poi, il governo Monti lanciò una sua social card sperimentale per un anno: esisteva solo nei 12 comuni più grandi d’Italia (Roma, Milano, etc) ed era modulata sui nuclei familiari (due persone, adesempio, avevano 230 euro al mese, quattro 400 euro). Ne usufruirono 425mila persone, italiane e non: l’unico criterio era infatti la residenza nei comuni, non la cittadinanza. Enrico Letta poi, nel 2013, ha ampliato la sperimentazione: l’idea era che quest’anno la platea aumentasse di altre 200mila persone.
DETTO QUESTO, qual è il problema? Il seguente: le Poste, che anticipano le somme, non hanno avuto i soldi per il periodo gennaio-marzo 2014 (il decreto che li stanziava decadde quando Renzi defenestrò Letta). L’emendamento del governo intendeva sanare questa situazione prima che Poste si rivalesse sui possessori della carta acquisti. E qui accadono due cose. La prima: la Lega, Forza Italia e Nuovo Centrodestra (un pezzo della maggioranza) cominciano a sbraitare contro l’estensione della social card agli immigrati per motivi abbastanza misteriosi (Ncd e Forza Italia peraltro, all’epoca uniti dentro al Pdl, avevano detto sì alla carta agli “stranieri” tanto col governo Monti che con quello Letta). La seconda è che la commissione Bilancio della Camera si accorge che il famoso emendamento del governo è scritto coi piedi e ora il presidente Francesco Boccia (Pd) chiede al Tesoro di riscriverlo: “Non ho nulla da dire sul merito della proposta, cioè dare i soldi a Poste, e ovviamente sono d’accordo sul fatto che la social card possano ottenerla anche gli stranieri, solo che l’emendamento è scritto male: il governo lo deve correggere”.

di Marco Palombi
Il Fatto Quotidiano 22.11.2014

 

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