Il 13 settembre scorso la campana è suonata per il Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi, sembra che agli inizi del prossimo anno farà sentire i suoi i suoi funerei rintocchi per l’Agenzia delle Entrate. E poi a chi toccherà? Alla Polizia di Stato, alla Compagnia dei Carabinieri, alla Tenenza della Guardia di Finanza, all’Inail o all’Insps. C’è solo l’imbarazzo della scelta. E poi magari sarà la volta dei piccoli Comuni perdere le loro secolari identità, in ragione di un risparmio fittizio, crudele e soprattutto unilaterale.
Forse è arrivato il momento di rendersi conto che niente e nessuno possono essere certi di una loro intoccabilità, perché anche il più piccolo inciampo in cui potrebbero incorrere questo o quell’ufficio, questo o quel comune, questo o quell’ente, finirà per produrre a cascata i suoi effetti negativi sull’intera Alta Irpinia. Allora è da ottusi pensare che la soppressione del Tribunale abbia nuociuto solo al Comune di Sant’Angelo dei Lombardi o alla classe forense, così come è da ignoranti illudersi che l’eventuale e scongiurabile soppressione dell’Agenzia delle Entrate sia solo un male per gli impiegati che hanno l’ufficio sotto casa.
I problemi che determinano in una comunità simili provvedimenti vanno molto al di là delle invidie domestiche, delle singole ingiustizie, di obsoleti campanilismi, di antichi rancori, perché vanno ad incidere, in modo più che sensibile, sull’intera economia del circondario interessato.
Chi dovrà viaggiare, di certo, sarà più attento all’economia familiare, il giovane impiegato ( a trovarli?) di sicuro non penserà mai di mettere casa a Sant’Angelo dei Lombardi, a Lioni o a Rocca San Felice o negli altri paesi limitrofi con la certezza che tutti i giorni dovrà sobbarcarsi oltre cento chilometri per raggiungere il posto di lavoro, ma andrà a vivere direttamente nel capoluogo, dove andranno a scuola anche i suoi figli e dove farà, logicamente, sia le spese quotidiane che quelle straordinarie.
Gli utenti dei servizi, da quelli della giustizia a quelli dell’erario, costretti loro malgrado ad andare oltre Sant’Angelo, faranno venir meno anche gli introiti connessi ai loro affari, dal costo della marca da bollo a quello delle sigarette, dal caffè al panino, dal giornale al libro, dal rifornimento di benzina al compenso di qualche sbrigafaccende, con enorme danno dell’economia locale e non solo.
Il continuo diminuire del flusso di denaro e l’inarrestabile diminuzione demografica potrebbero apparire, agli occhi dei più stolti, come fenomeni che interessano solo e unicamente l’economia dei paesi più direttamente interessati. Allungando, però, lo sguardo un po’ più oltre non è difficile comprendere che, anche in un periodo non tanto lungo, la corrosione riguarderà l’intera Alta Irpinia. Un’economia stagnante e sempre di più infeltrita trascinerà in una inevitabile recessione tutte le attività connesse, dal commercio ai ristoranti, dall’ artigianato all’ agricoltura, dai cinema alle agenzie di viaggio, dagli avvocati agli ingegneri, dai farmacisti ai medici.
Ma ancor di più, un’economia in regressione, allorquando andrà a intaccare sia i servizi essenziali che quelli più voluttuari, farà abbassare la qualità della vita dei paesi, fino al punto da costringere anche i più coraggiosi, che hanno scelto di continuare a vivere nelle zone interne, di correre, avendone la possibilità, verso il richiamo cittadino, con un conseguente e inarrestabile calo demografico.
Un circolo vizioso iniziato con un provvedimento di soppressione passato nell’indifferenza dei più e conclusosi con un danno per tutti. Ed allora non facciamo come il peccatore che, nel sentire una dura predica domenicale fa spallucce illudendosi che la reprimenda è indirizzata al suo compagno di banco ma non di certo a lui, prendiamo coscienza che la chiusura del tribunale, così come quella dell’Agenzia delle Entrate o del Commissariato di Polizia o della sede Inps o di qualsiasi altro ufficio non riguardi solo i commercianti, le scuole o gli abitanti di Sant’Angelo dei Lombardi, gli avvocati, gli impiegati o i poliziotti, bensì l’economia di tutti i paesi limitrofi, perché la soppressione anche di un solo ufficio, ancorché di modeste dimensioni, porterà inesorabilmente a una diminuzione del flusso economico, che a sua volta determinerà uno scadimento della qualità della vita, che sarà di certo la causa di un decremento demografico, quale segno tangibile di un inarrestabile scivolamento verso il baratro.
A tanto va aggiunto che è finito il tempo dei politici di pancia (ammazzati dal porcellum), quelli pronti ad ascoltare ed a dar corpo ad ogni piccolo lamento proveniente dalla loro terra e dal loro elettorato; così come è finito anche il periodo delle vacche grasse, almeno per coloro che non hanno le chiavi delle stalle d’ingrasso sempre stracolme di appannaggi, benefici e di facili e lucrosi intrallazzi.
Per tentare di porre un freno all’ennesimo stupro che i governanti si accingono a consumare sulle nostre carni è necessario convincerci che ognuno è padrone della sua sorte ma anche che, restando da soli, si rischia di diventare schiavi delle proprie scelte. La forza per lottare, perciò, va cercata in noi stessi, ma soprattutto deve unirsi e aggiungersi a quella degli altri, perché, solo unendoci e battendoci per il raggiungimento di un fine comune e non dividendoci e continuare a coltivare il proprio orticello, potremo difendere la nostra terra con i denti e con essa il futuro nostro e dei nostri figli.
di Tancredi Lisena
Il Mattino di Avellino 22.11.2013