Non ha avuto il risalto che meriterebbe una recente sentenza della Corte dei Conti, sezione giurisdizionale della Liguria, in materia di raccolta differenziata dei rifiuti. La sentenza è la n. 83 del 27 maggio 2013, ed è relativa all’amministrazione comunale di Recco. Ma prima di parlarne occorre fare una premessa.
L’art. 205 del Decreto Legislativo 152/2006 prevede che ciascun comune italiano debba raggiungere una certa percentuale di raccolta indifferenziata dei rifiuti. E precisamente: almeno il trentacinque per cento entro il 31 dicembre 2006; almeno il quarantacinque per cento entro il 31 dicembre 2008; almeno il sessantacinque per cento entro il 31 dicembre 2012. Qualora tali percentuali non siano raggiunte, e i rifiuti vengano conferiti in discarica, viene applicata una maggiorazione del 20 per cento del relativo tributo, che viene a gravare sulle finanze dei comuni inadempienti. Questa la norma fino al 2010 in cui il governo dell’attuale pregiudicato ha pensato bene di introdurre la possibilità per i Comuni che non raggiungono la percentuale di legge di stipulare accordi di programma (che oramai vanno così di moda…) con i quali le percentuali chissà quando verranno raggiunte.
Comunque, fatto sta che il comune di Recco, appunto, non ha mai raggiunto la percentuale fissata per legge, anzi si è tenuto ben al di sotto, con una percentuale del 22,83 per cento nel 2010. Ciò ha ovviamente comportato un onere economico non indifferente per lo smaltimento in discarica,onere quantificato in 1.171.002,00 euro, calcolato dal 2006 al 2010. Da ciò l’azione per danno erariale avviata dalla Procura presso la Corte dei Conti contro i due sindaci pro-tempore, gli assessori pro-tempore all’ambiente e il responsabile del Servizio ambiente del comune.
Al termine del processo gli amministratori e il funzionario sono stati riconosciuti colpevoli econdannati a risarcire il Comune di Recco di una somma decisamente inferiore, con motivazioni che si possono ritenere molto discutibili, tant’è che la Procura ha interposto appello, così come, del resto, i condannati. Resta, peraltro, il principio sacrosanto ma troppo spesso inapplicato che potremmo tradurre nel “chi rompe paga”, ossia un amministratore che per una qualsiasi ragione arreca un danno all’ente cui è preposto, paga di tasca sua il danno stesso.
Nello specifico della raccolta differenziata dei rifiuti, viene da pensare a quanti comuni in Italia non hanno raggiunto neanche ancora oggi le percentuali previste per legge. L’Istat nel 2011 ha fotografato una situazione a dir poco deludente, con a esempio Roma ferma a un misero 24,6 per cento. Ha pagato forse qualcuno qui di tasca sua? Non mi pare. Siamo il paese di Pulcinella e paga Pantalone.Il Comune di Recco in compenso dall’11 dicembre 2012 ha avviato addirittura la raccolta differenziata porta a porta.
di Fabio Balocco
Il Fatto Quotidiano 10.10.2013