Scippate ad Avellino le sorgenti del fiume Sele. Irpinia e Sannio ora “costretti” in un super-ambito idrico. Minerali e fonti pubbliche insieme. Polemiche su Napoli.
Le sorgenti del Sele non appartengono più all’Ato 1. Nel ridisegno degli enti d’ambito, ridotti da cinque a tre, la provincia di Avellino è stata smembrata. L’Irpinia perderà Caposele (che si aggiungerà a Calabritto e Senerchia già nell’Ato salernitano, il numero 3). Un tributo significativo si pagherà anche all’area metropolitana. Con l’Ato 2, quello di Napoli, andranno le due Montoro (in fase di fusione), oltre a Forino, Contrada, quindi al Vallo di Lauro e al Baianese. La mappa allegata al disegno di legge sul riordino del servizio idrico integrato (riportata a lato) è stata pubblicata solo ieri sul bollettino regionale, in concomitanza con l’avvio in Commissione del dibattito sulla riforma, ufficializzata invece due settimane fa. Se sarà approvata così come l’ha proposta la giunta regionale, questa ipotesi farà saltare gli equilibri provinciali definiti in conseguenza della legge Galli. Nell’Ato 1 con Avellino e Benevento troverà posto una congrua parte della provincia di Caserta, già al centro di polemiche legate alla mancata suddivisione in due micro-ambiti lo scorso anno. Entreranno nel
perimetro irpino-sannita centri importanti come Capua e Castelvolturno (senza la città della Reggia), mentre Benevento cederà all’Ato napoletano solo Arpaia e Forchia. Il dibattito politico in
Commissione e poi in aula si preannuncia difficile per la giunta Caldoro, che si ritroverà contro opposizioni territoriali, ma anche politiche. Ieri sera a Sant’Angelo dei Lombardi, ospiti del convegno sulle autonomie locali delle zone interne, organizzato da Rosetta D’Amelio, il gruppo consiliare regionale ha annunciato la volontà di cambiare radicalmente la proposta dell’esecutivo Caldoro. Presente il deputato sannita Umberto Del Basso De Caro, già capogruppo a Palazzo Santa Lucia del Pd, i Democratici hanno denunciato l’intento del governatore di sbilanciare a favore delle zone costiere e dell’area metropolitana tutte le prerogative di programmazione, gestione e controllo delle risorse ambientali, dall’acqua all’ecosistema, dai rifiuti all’energia. Anche ad Avellino le prime reazioni sono tutte di segno negativo. Sul piano politico si rileva come la Campania, “che già sulle regole ha accentrato i poteri di indirizzo in materia di trasferimenti idrici e grande derivazione”, con questa mossa risolve a favore dell’Acquedotto Pugliese la ultraventennale battaglia contro la realizzazione della seconda galleria idrica di valico, la cosiddetta ‘Pavoncelli bis’, separando Caposele (e le sorgenti Sanità da cui scaturisce il fiume Sele) da quell’Ato 1 che tiene in scacco governo nazionale e accordi regionali da sei anni, da quando il Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche e la Suprema Corte di Cassazione giudicarono fondato il ricorso mosso dall’Ato, dal Parco Monti Picentini e dal Wwf (tra il 2007 e il 2008), prima che un decreto di Palazzo Chigi nel 2009 superasse con una dichiarazione di emergenza lo stop imposto dalla magistratura.
di Christian Masiello
Ottopagine 17.09.2013
Vogliono scavalcare i ricorsi dell’ato e degli altri enti contro la Pavoncelli bis.
E poi francamente siamo già stati assimilati dalla Puglia, a cui paghiamo l’acqua. O se lo sono dimenticato.
Se il riordino sarà approvato dal Consiglio Regionale le competenze sulle acque del Sele passano all’ATO di Salerno e le acque di Montoro e Solofra nell’ATO di Napoli.. la solita storia delle città della “polpa” che impongono la loro supremazia sulle “terre dell’osso”..
E il Sindaco esulta perché sulle acque del Sele che scaturiscono dal bacino idrografico dei Monti Picentini decideranno Salerno e Napoli (!!!), o meglio perché avranno meno ostacoli la costruzione della Pavoncelli Bis e gli accordi con l’AQP, cui si sono opposti la Provincia, l’Ente Parco e l’ATO Calore.. mentre lui e la sua amministrazione hanno scambiato la difesa del territorio e lo sviluppo vero per qualche posto di lavoro (a tempo determinato).