ENERGIA, IL PIANO ZANONATO PER LE IMPRESE CI COSTERÀ MOLTO CARO E PER L’IMPOSTA SULLA CASA IL GOVERNO PRENDE 300 MILIONI DAL SETTORE ELETTRICO: IL CONTO ALLA FINE LO PAGHEREMO NOI.
Sulla bolletta elettrica sta arrivando prima una botta da 300 milioni, poi una da 40 miliardi spalmata su vent’anni (cioè 2 miliardi all’anno). Colpa dell’intervento sull’Imu e del piano del ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato per ridurre i costi energetici delle imprese. Come sempre in materia di energia, le cose sono complicate, proprio per questo è così alta la tentazione di scaricare sulle bollette il costo di politiche avventate. SU 2 MILIARDI necessari per cancellare la rata di giugno dell’Imu prima casa, 300 milioni vengono presi dai “conti bancari di gestione riferiti alle diverse componenti tariffarie intestati alla cassa conguaglio del settore elettrico”. La cassa è un ente pubblico che riscuote alcune componenti delle tariffe dagli operatori e poi redistribuisce questi fondi a favore delle imprese, una delle stanze di compensazione del sistema elettrico. Il governo preleva 300 milioni di euro da questi conti e poi chiede all’Autorità dell’energia un miracolo: “Imputare la suddetta somma a riduzione delle disponibilità dei predetti conti, assicurando l’assenza di incrementi tariffari”. Cioè spariscono 300 milioni, ma l’Autorità dovrebbe affrontare l’ammanco senza alzare le tariffe e quindi le bollette. Peccato che non abbia altre leve, tranne forse intervenire sulle tariffe di trasporto dell’energia, cioè di fatto su Terna, ma questo è molto complicato perché vengono rinegoziate ogni quattro anni.Il secondo pericolo nasce dalle buone intenzioni di Zanonato: ridurre nell’immediato il costo dell’energia per le imprese così da uscire in fretta dalla recessione. Il piano del ministero prevede qualcosa, uno swap: il costo degli incentivi alle energie rinnovabili, circa 12 miliardi l’anno, viene pagato da imprese e famiglie con le loro bollette. Zanonato vuole ridurre questa zavorra di 3 miliardi ma senza penalizzare i produttori delle rinnovabili (fotovoltaico, solare, geotermico). Loro continueranno a ricevere 12 miliardi, ma imprese e famiglie ne pagheranno solo 9. La differenza sarà compensata emettendo un bond, cioè debito, al tasso del 4-5 per cento annuo. Il beneficio andrà quasi tutto alle imprese, ma il costo dell’operazione rischia di essere molto elevato, sia perché ci sono gli interessi da pagare sui bond, sia perché gli incentivi verrebbero spalmati su più anni. Morale: secondo Assoelettrica, associazione che raccoglie 200 imprese, gli incentivi rivisti dal piano Zanonato costeranno 34 miliardi in più. Secondo Anev, che raccoglie le aziende del fotovoltaico, addirittura 40 miliardi. La speranza del ministero dello Sviluppo è che lo stimolo all’economia nell’immediato sia tale da giustificare il costo successivo.
MA NELL’ENERGIA i costi sembrano sempre soltanto salire (con la parziale eccezione del gas, sia per il crollo della domanda e l’aumento di offerta che per gli interventi dell’Autorità). Zanonato ha approvato un taglio da 500 milioni alle famiglie, è soprattutto di un mancato aumento che in gran parte sarà compensato dalla redistribuzione dello sconto da 600 milioni assegnato dal governo Monti alle aziende energivore verrà distribuito su più soggetti, e secondo alcune stime la bolletta di chi è escluso dai benefici salirà dell’1,5-2 per cento. Le lobby dei produttori tradizionali preme perché nell’ambito di questi interventi venga introdotto anche il capacity payment, una remunerazione per tenere attivi anche centrali oggi ferme o in perdita, come assicurazione contro le emergenze. Le lobby vogliono 2 miliardi all’anno. La partita, dell’energia, quindi, vale molto più di quella dell’Imu.
di Stefano Feltri
Il Fatto Quotidiano 03.09.2013