Energia

Asse Eni-Shell nel Sud. Sul petrolio assalto finale

Petrolio IrpiniaL’incertezza politica che condiziona il governo nazionale sulla tenuta e le grandi riforme rende più complessa la programmazione nei settori strategici dell’economia, a cominciare da ambiente ed energia. In un Parlamento dove una maggioranza trasversale si dichiara apertamente contro la ‘Sen’, la strategia energetica nazionale, il piano Passera e l’obiettivo di raddoppiare le estrazioni petrolifere nel Paese rischia di impantanarsi tra i vincoli procedurali e le forti resistenze territoriali. Lo scenario preoccupa le compagnie petrolifere, le rappresentanze minerarie e quei settori confindustriali che sostengono la necessità di implementare campi e piattaforme offshore, al punto da indurre gli operatori a cambiare strategia, ora che il Mise non è più un baluardo a protezione delle nuove trivelle. Un segnale in questa direzione arriva dalle indiscrezioni filtrate dagli ambienti finanziari, in queste ore diffuse dal Sole24Ore. Secondo il quotidiano economico, Eni e Shell, i grandi rivali fin dal Dopoguerra attraverso l’Agip, sarebbero pronti ad investire nell’ambito di una joint venture nei prossimi dieci anni fino a 2,5 miliardi di euro per lo sviluppo di un nuovo progetto finalizzato alla produzione di idrocarburi in Basilicata. Superando le incertezze del governo, i colossi del greggio preferiscono puntare sul sicuro, convogliando investimenti massicci sul più grande giacimento petrolifero d’Europa su terra ferma, in attesa degli sviluppi politici, che del resto, sia pure in linea di tendenza, potrebbero arrivare a giorni proprio grazie all’Irpinia. L’interpellanza urgente depositata alla Camera dai deputati irpini, sostenuti da una schiera di colleghi del Pd, imporrà al governo di pronunciarsi sul progetto di ricerca in corso nel perimetro di Nusco, per il quale presso gli uffici competenti regionali si sta vagliando la prima richiesta di perforazione nelle campagne di Gesualdo. Il Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, di concerto con il responsabile dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato, dovrà prendere posizione su quello che potrebbe diventare un caso emblematico. Con le sue sorgenti ritenute strategiche per il Paese e il Mezzogiorno in particolare, ma anche e soprattutto con un alto rischio sismico certificato dai dati relativi agli ultimi quattro secoli di terremoti proprio nel quadrante interessato dalle ricerche, la posizione del governo sull’Irpinia è destinata a condizionare l’intera strategia energetica d’espansione delle fonti fossili, almeno lungo la dorsale appanninica. Non a caso, sempre sulle colonne del Sole24Ore, Franco Terlizzese, direttore generale per le risorse minerarie ed energetiche del Ministero dello Sviluppo Economico, non ha nascosto il proprio rammarico per il clima sfavorevole nel Paese. “Di fronte allo stanziamento di un miliardo di euro per progetti di ricerca per la Basilicata, finalizzati a conoscere il sottosuolo”, ha affermato, “nessun amministratore al mondo bloccherebbe le attività di ricerca”.

di Christian Masiello
Ottopagine

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