L’Irpinia è un contributore fondamentale al bilancio energetico regionale. Lo testimoniano tre elettrodotti 380 kv in arrivo: Bisaccia-Deliceto, Montecorvino-Avellino Nord e Goleto-Castelnuovo. Si tratta di interventi, tranne il primo, per i quali il termine delle osservazioni è scaduto e che modificheranno il paesaggio di valli, colline e montagne della Bassa e Alta Irpinia. Forse, contemperando le esigenze industriali, sarebbe utile un dibattito provinciale sull’effetto visivo e la misurazione dell’impatto attuale di campi elettrici ed elettromagnetici. Partendo dal capoluogo le infrastrutture, tra rifacimenti e nuovi piloni, puntelleranno l’Irpinia fino ai confini con la Puglia e il Salernitano. Si parte dal Montecorvino-Avellino, circa 48 km, principalmente in Irpinia, a ridosso del Salernitano e nella Valle del Sabato fino al capoluogo. Tra le principali criticità le aree protette, SIC e ZPS, nel Parco regionale dei Monti Picentini dove, sotto la presidenza di Sabino Aquino, un progetto analogo fu fermato in funzione del notevole impatto paesaggistico, dei danni alla fauna per l’alterazione del campo magnetico, dei vincoli in aree protette per linee oltre 60 kV. «L’errore – secondo Salvatore Picariello, di Ambiente e Salute – è stato fatto all’inizio, quando i comuni interessati dovevano capire l’importanza del problema ed intervenire; invece, come sempre, si parla di un problema solo quando è troppo tardi. Si potrebbe chiedere alla Terna una valutazione del campo elettrico e magnetico che esiste indipendentemente dall’elettrodotto; successivamente si dovrebbe fare uno studio modellistico, di cui potrebbe farsi carico la provincia, che calcoli i valori campo prodotti dall’elettrodotto per capire la zona di maggiore criticità». Dall’altro lato dei Picentini, di fronte all’Abbazia del Goleto, altri piloni. «Il Goleto-Castelnuovo – dichiara Angelo Verderosa del Comitato di S. Angelo de Lombardi – nasce a servizio del bruciatore di oli vegetali di 17,8 MW della Ferrero ed interesserà, inoltre, Lioni, Castelnuovo, Conza e Teora. Considerando anche le 12 pale eoliche previste in area Ferrero si tratta di un vero e proprio piano industriale e, visto che l’azienda rivenderà la maggior parte dell’energia prodotta, riteniamo debba farsi carico degli oneri integrativi per l’interramento della linea, abbattendo almeno il danno visivo. La Terna, collegando tutte le sottostazioni a cui fanno capo gli impianti eolici, diventa una rete più capillare, capace di raccogliere con minori costi dalle varie centrali eoliche, ma le sottoreti apriranno inevitabilmente le porte ad altri impianti eolici e a biomasse». Sulla questione delle rinnovabili Michele Di Maio di Legambiente ricorda che «il solo eolico prodotto sull’Altopiano del Formicoso, circa 200 torri, già fornisce l’energia consumata per uso civile dalla provincia di Avellino. Si è oramai al limite – continua Di Maio – e non bisognerebbe mettere nessuna altra pala, ma avviare lo smaltimento di quelle in scadenza di contratto. Invece i progetti in Alta Irpinia sono numerosi. Legambiente, che è favorevole all’eolico, in alternativa agli elettrodotti propone gli accumulatori che, attraverso le smart grid, manterrebbero l’energia in zona invece di trasportarla in territori che non ne sopportano gli oneri». Gilberto Casarella, del Comitato Ambiente e Territorio di Bisaccia, ricorda che «l’8 luglio, con la ripubblicazione del progetto con le controdeduzioni di Terna risultavano solo le osservazioni della Provincia di Avellino e del Comitato e Legambiente, ma non dei Comuni di Bisaccia e Lacedonia. E’ preoccupante – conclude Casarella – che soggetti istituzionali dei territori maggiormente danneggiati non abbiano avuto nulla da dire. Siamo soli. Di nuovo. Come lo eravamo con la discarica. Come con l’ospedale. Il 9 settembre scade il termine per ulteriori osservazioni. Ai tecnici pagati da Terna dovremo contrapporre un team di persone competenti, che vogliano impegnarsi per amore del territorio e per la passione che li lega alla nostra storia. Dovremo contrapporre la determinazione di un popolo che riconosce un sopruso ed è capace di lottare, anche con armi impari, come ha sempre fatto».
Virginiano Spiniello.
Il Mattino di Avellino 22/08/2013