IN AULA LA DISCUSSIONE SUL DDL CHE STRAVOLGE LA CARTA. IN COMMISSIONE QUAGLIARELLO PARLA DELLE “MACCHINE A VAPORE”. A SETTEMBRE VOTO SUL TESTO.
CHISSÀ SE SERVIVANO davvero a questo le parole colte del ministro per le Riforme, che ha raccontato ai deputati di “un magistrale saggio dei primi del Novecento”, in cui si spiega che “la democrazia cambia anche tenendo conto dei sistemi di trasporti: senza il treno non ci sarebbero stati i comizi anche fuori provincia. Nessuno può negare che l’evoluzione del parlamentarismo è legata all’evoluzione della tecnica”. Poi riflessioni sulla consultazione sulle riforme sul sito del governo ( www.parteci pa.gov.it ): “Il risultato deve essere depurato da coloro i quali accedono al sito più d’una volta dallo stesso indirizzo, e quindi bisogna garantire che tutti gli accessi vengano fatti da indirizzi differenti”. Precauzione ovvia, per qualsiasi sondaggio o consultazione tramite il web. Ma Quagliarello ne ha ricordato ugualmentel’importanza. Intanto ieri il ddl costituzionale è passato per l’aula. Nel momento di massima capienza, i parlamentari erano una sessantina. Gli altri erano troppo distratti dalla sentenza su Berlusconi, o semplicemente disinteressati. Nella pancia della Camera, la difesa del testo da parte della maggioranza: talvolta con parole surreali. Marina Sereni (Pd) assicurava: “Nessuno stravolgimento della Costituzione e nessuna modifica dell’articolo 138”. Curiosa smentita del dimezzamento da tre mesi a 45 giorni dell’intervallo tra le deliberazioni delle due camere sull’eventuale riforma, previsto dalla norma a tutela della Carta. Renato Balduzzi (Scelta Civica) commette un mezzo autogol: “Il ddl costituzionale è lo strumento per fare qualcosa, finalmente”. Della serie: sinora abbiamo perso tempo. Deputati sparsi della Lega, favorevolissima al ddl, rivendicano di “voler essere protagonisti del processo di riforme”, e mollano l’ennesima botta al governo: “Mantenga almeno una promessa, facendo le riforme entro 18 mesi”. Anche La Russa dice sì, ma precisa: “Non sono molto ottimista, so che la maggioranza farà più resistenza di quanto saranno vogliosi di ammettere, di fronte alla possibilità di trasformare questa Repubblica in semi-presidenziale”.
E Rosy Bindi, che in direzione Pd aveva sibilato: “Non sacrifico la Carta a questo governo”? Pacificata: “La centralità del Parlamento è stata rispettata, anche attraverso un metodo costituzionale”. Ovvero, quella procedura da quel 138 a cui la maggioranza vuole derogare. Contrari, come sempre, Cinque Stelle e Sel. Fraccaro (M5S): “Hanno bocciato tutte le nostre proposte, se questo è il modo di coinvolgerci il futuro della Repubblica è grigio”. Se ne riparlerà a settembre. Alla maggioranza serve il sì della Camera, per puntare all’approvazione definitiva in seconda lettura entro fine anno. Insomma, vogliono continuare a correre: come i treni di Quagliarello.
Il Fatto Quotidiano 02.08.2013