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Decide sempre Napolitano “Enrico Letta non si tocca”

Napolitano_lettaIl capo dello Stato avvisa: in caso di crisi “contraccolpi irrecuperabili” sull’economia E blinda Alfano sul Kazakistan: “Storia incredibile ma non ha responsabilità oggettive”.

 Dopo Enrico Letta il diluvio. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano usa la tradizionale cerimonia del Ventaglio, l’incontro preferiale con la stampa parlamentare, per chiudere ogni varco a governi diversi da quello attuale. Alla vigilia del voto di sfiducia sul ministro Alfano per il caso Kazakistan, Re Giorgio passa ancora una volta con i cingoli sul dibattito parlamentare. La bufera finanziaria non è passata, il governo resta così. I contraccolpi economici di una crisi politica, indica, potrebbero essere “irrecuperabili”. Gli eventuali sbocchi, nel contesto parlamentare che ci troviamo davanti, “velleitari”, “vuoti”, privi di “sbocchi”.
“SI PUÒ METTERE a repentaglio la continuità di questo governo senza offrire pesanti ragioni ai più malevoli e anche interessati critici e detrattori del nostro paese, pronti a proclamare l’ingovernabilità e inaffidabilità dell’Italia? – chiede Napolitano – I contraccolpi a nostro danno, nelle relazioni internazionali e nei mercati finanziari, si vedrebbero subito e potrebbero risultare irrecuperabili”. Sotto il peso dei mercati, è opinione del capo dello Stato, la politica deve tirare le fila. “Inutile dire come il clima di fiducia verso l’Italia possa variare positivamente in presenza di una valida azione di governo edi un concreto processo di riforme su ampie basi di consenso parlamentare, e come esso potrebbe invece peggiorare anche bruscamente dinanzi a una nuova destabilizzazione del quadro politico italiano”.
Il governo e la sua maggioranza, quindi, devono rimanere ben saldi “sapendo che esitazioni da un lato o forzature dall’altro, esibite polemicamente, possono far sfuggire al controllo delle stesse forze di maggioranza la situazione”. È un messaggio che si rivolge a Silvio Berlusconi (“si sgombri il terreno da sovrapposizioni improprie, come quella tra vicende giudiziarie dell’onorevole Berlusconi e prospettive di vita dell’attuale governo”), ma anche a chi cerca ancora chiarezza dal ministro del-l’Interno Angelino Alfano sul-l’affaire kazako.
QUELLA DEL RIMPATRIO di Alma Shalabayeva e della piccola Alua, moglie e figlia di uno dei nemici del presidente kazako Nursultan Nazarbayev, è per Napolitano una “inaudita storia” che potrebbe portare “gravi motivi d’imbarazzo e di discredito per lo Stato”. Il Colle non ritiene però che qualche colpa possa ricadere sul governo. Che, anzi, ha “opportunamente deciso – partendo da una prima ricostruzione della vicenda – innanzitutto di sanzionare comportamenti di funzionari titolari di delicati ruoli in materia di sicurezza, che hanno assunto decisioni non sottoposte al necessario vaglio dell’autorità politica e non fondate su verifiche e valutazioni rigorose”. Non si tocca Enrico Letta e non si tocca nemmeno il vicepresidente con delega all’Interno Angelino Alfano, altro perno del castello di carte che tiene assieme governo e maggioranza. Il responsabile del Viminale non c’entra. Anzi. “È assai delicato e azzardato evocare responsabilità ‘oggettive’” nei confronti del ministro, afferma il presidente.    L’obiettivo primario del Quirinale resta lo stesso: l’inviolabilità del governo. E Napolitano lo dice chiaro: “È comunque del tutto evidente che a questo proposito da parte di forze politiche di opposizione si tenda in questo momento a far franare un equilibrio politico e di governo che si giudica spurio prima ancora che inadeguato. Per spingere il paese, le sue istituzioni rappresentative, verso quale sbocco?”. Ecco, Napolitano non vede sbocchi. Di più, invita “coloro che lavorano su ipotesi più o meno fumose o arbitrarie, a non contare su decisioni che quando si fosse creato un vuoto politico spetterebbero al presidente della Repubblica”. In caso di caduta del governo, tradotto, sarà sempre da lui che passerà la scelta su rimpasti o voto anticipato. E avverte di conseguenza: “Non ci si avventuri perciò a creare vuoti, a staccare spine, per il rifiuto di prendere atto di ciò che la realtà politica post-elettorale ha reso obbligato e per un’ingiustificabile sottovalutazione delle conseguenze cui si esporrebbe il paese”. 

Ce n’è anche per i giornali, richiamati alla “responsabilità”, “perché la componente della sollecitazione e dell’amplificazione mediatica influenza molto le parole e i comportamenti dei politici”. Zitti tutti, che passa la crisi.

di Eduardo Di Blasi
Il Fatto Quotidiano 19.07.2013

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