Cosa ci aspetta nei prossimi mesi? La situazione economica è simile al 1992quando Giuliano Amato, allora presidente del Consiglio, si presentò in televisione per annunciare una manovra finanziaria di 90.000 miliardi di lire e l’introduzione dell’ICI. Cosa avvenne allora? Piccolo ripasso: prelievo forzoso dei conti correnti, svalutazione della lira del 7%, abbandono del Sistema Monetario Europeo (SME) che limitava l’oscillazione delle monete in Europa. Il debito pubblico, oggi come allora, era in crescita esplosiva. Purtroppo chi non impara dalla Storia è condannato a ripeterla e ci aspetta un nuovo ’92 con Capitan Findus Letta nei panni dell’ex tesoriere di Craxi, Giuliano Amato. Qualcosa però è cambiato, in peggio. Nel ’92 il nostro sistema produttivo era ancora in piedi, non c’erano state le privatizzazioni selvagge di imprese vitali per lo sviluppo del Paese, come Telecom, la disoccupazione era sotto controllo. Era un’altra Italia che si poteva permettere una mazzata fiscale mai vista prima. L’aumento del debito pubblico a maggio è passato inosservato, ma il record di 2.074,6 miliardi, con un aumento di 33,4 miliardi rispetto ad aprile è sensazionale, da fine di Pompei. Il debito è fuori controllo e gli interessi aumentano con la svalutazione economica dell’Italla a BBB e con un PIL in caduta libera, meno 2,4 nel primo semestre e un probabile meno 3 a fine anno. La diminuzione del PIL significa chiusura delle aziende, disoccupazione e diminuzione delle entrate tributarie. Questa forbice, diminuzione del PIL e aumento del debito, non può durare a lungo. Si discute di mesi, non di anni. In Europa per gli interessi pagati rispetto al PIL stiamo peggio di tutti. Nel 2012 abbiamo pagato il 5,4% del PIL in interessi, più della Grecia, 5%, del Portogallo, 4,4%, e dell’Ungheria, 4,3%. Il fabbisogno annuale dello Stato è di circa 800 miliardi di euro, circa 100 se ne vanno in interessi sul debito. Un euro ogni otto. La corsa del debito è irrefrenabile. Non possiamo trasformare la nostra vita in un mutuo eterno. Già ora il costo per famiglia di soli interessi è di circa 4.000 euro medi all’anno di tasse. Con il ritmo attuale, nel medio termine, tutte le entrate dello Stato sarebbero destinate al solo pagamento di interessi sul debito. Dato che questo non è possibile, l’alternativa, in assenza di eurobond o di rinegoziazione del debito, è il default.
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