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“Per gli scontrini c’è la diretta tv, zero se andiamo in discarica”

Terra dei fuochiCi prendevano a manganellate qui fuori, ora entriamo dall’ingresso principale, scortati dalla polizia”. Circondati da centinaia di montagne di monnezza, ognuno grande come un campo da calcio, Roberto Fico e Salvatore Micillo, celebrano il loro ritorno a casa con la nuova divisa da parlamentari.

 

Non più le botte, i gesti estremi che hanno spinto Lucia De Cicco a darsi fuoco. Oggi, mentre lei è lì appoggiata al suo bastone e il sito di stoccaggio “temporaneo” è diventato parte del paesaggio, Fico e Micillo, accompagnati da una settantina di colleghi deputati e senatori, sono lì, a farsi immortalare davanti alle ecoballe nascoste dai teli di plastica neri. Il punto è che di fronte – tolti i cronisti locali, Il Fatto , La Stampa, un fotografo dell’Ansa, uno di Repubblica e le telecamere di Ballarò – non c’è il plotone di flash che avrebbero voluto. O meglio, così credono a Roma. Li, mentre guardano il panettone di Lo Uttaro, il “Big Mac della monnezza” (copyright, professor Antonio Marfella, Istituto nazionale tumori: “Uno strato di rifiuti tossici, uno di rifiuti urbani, uno di tossici, uno di urbani…”), i parlamentari Cinque Stelle sono contenti di incontrare almeno alcuni di quelli che di solito incrociano per le scale di Montecitorio. A Roma, invece, monta la rabbia perché “se 100 parlamentari Pd-Pdl fossero andati a informarsi nella Terra dei Fuochi – scrive in un tweet il gruppo del M5S della Camera – avremmo avuto diretta a reti unificate più la Cnn”. Ci sono rimasti male: nemmeno un tg a spiegare agli italiani che hanno smesso (almeno per ora) di parlare di scontrini. Quella di ieri, tra le province di Napoli e Caserta, è la prima tappa del tour nella Penisola: la settimana prossima si divideranno tra Sicilia, Sardegna e Mantova, poi manifesteranno davanti Terra dei fuochi1all’Inps e a Equitalia. L’obiettivo è quello di uscire dalle stanze chiuse, tornare a incontrare gli attivisti, spiegare quello che hanno fatto in questi tre mesi. Non sempre filerà tutto liscio. Ieri, per esempio, un militante del Movimento di Pozzuoli se n’è andato piuttosto deluso: ha scoperto che alcuni parlamentari a cui aveva fornito dati e numeri, avevano incontrato il sindaco senza dirgli niente. Succede, anche se Luigi Gallo, oggi deputato, giura di avere “la stessa rabbia di quando vedevo arrivare i camion carichi nel parco del Vesuvio” , e semmai di sentirsi ogni tanto “impotente”, perché adesso può entrare con la stessa facilità nei Palazzi e nelle discariche, ma non riesce a fare nulla comunque. Eppure, non cambierebbero nulla delle cose passate. Chiarisce Luigi Di Maio davanti ai mostri di Taverna del Re: “Quando mi dicevano di fare l’accordo con il Pd, io pensavo a questo”. Il programma dello “Spazzatour” prevedeva molte altre tappe: Caivano, Ponticelli, Mariglianella, ma tra sfogliatelle calde alla stazione (si avvicina un poliziotto, serio: “È una manifestazione autorizzata?”), pressing dei venditori ambulanti (“a’ vutate a’ mnistia?”), pausa toilette, cambi turni della polizia, strade sbagliate e accessi negati (a San Tammaro), la tabella di marcia finisce sfalsata di due ore. Poco male. “È la prima volta che cento parlamentari vengono qui a interessarsi dei nostri problemi – dicono ancora gli attivisti –. Lo sappiamo che dal lunedì al venerdì state in mezzo a quelli là, speriamo che questo non sia solo un evento mediatico”.

di Paola Zanca
Il Fatto Quotidiano 06.07.2013

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