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M5s denuncia: metalli pesanti e veleni, è questa l’acqua che beviamo

L'acqua che beviamoE’ con un convegno sulla qualità delle acque italiane, dal titolo “Che acqua beviamo?”, che il Movimento 5 Stelle di Avellino ha dato vita a quella che sarà una lunga serie di appuntamenti di approfondimento relativi alle tematiche ambientali che, di volta in volta, vedranno protagonisti tecnici ed esperti del settore. A fornire il proprio contributo sul tema, nel corso dell’incontro tenutosi presso il Circolo della Stampa di Avellino, la professoressa Lucia Giaccio, ricercatrice del dipartimento di scienze della terra dell’Università Federico II di Napoli, il Geologo Vincenzo Briuolo e Giuseppe Ciarcia, del Comitato a difesa del fiume Calore.
Secondo uno studio condotto dai ricercatori della Federico II, brillantemente relazionato dalla dottoressa Giaccio, le acque minerali italiane (tra quelle imbottigliate con i marchi più conosciuti e consumati) contengono metalli pesanti quali alluminio, cadmio, berillio, uranio ed arsenico, tra i più dannosi per la salute dell’uomo. Le analisi, di esito tutt’altro che positivo, sono state effettuate su ben 187 acque in bottiglia e su 157 campioni prelevati dalle riserve idriche dei principali Comuni italiani.
«Le leggi italiane – sottolinea la dottoressa – non stabiliscono le percentuali massime di presenza per elementi altamente tossici nelle acque minerali (come arsenico e berillio) semplicemente perché, di tali di elementi, nelle acque in bottiglia considerate “potabili” non dovrebbe esserci alcuna traccia. Come dimostrano gli studi, però, non è propriamente vero, e la mancanza di limiti di legge rispetto a talune sostanze non è altro che un trucco per favorire i profitti delle multinazionali. Del resto -precisa – l’Italia dispone delle riserve idriche più vaste d’Europa che, al contempo, sono anche quelle migliori perchè sottoposte a maggiori controlli. Eppure, nel nostro Paese, esistono circa 300 marchi di acque diverse ed ogni italiano consuma ben 200 litri di acqua in bottiglia all’anno, che favoriscono un giro di affari di oltre 3 miliardi di euro per una spesa di circa 500 euro a famiglia. Questo business – conclude la Giaccio – non è altro che il prodotto di una scellerata industria del profitto supportata da chi, consapevolmente, evita di legiferare in materia a danno della salute dei cittadini».
Dello stesso avviso il geologo Vincenzo Briuolo che, avallando questa tesi, rispolvera uno dei casi più eclatanti della storia d’Italia relativo alle tematiche ambientali: quello dell’ICMESA di Seveso, lo stabilimento industriale che nel 1976 passò tragicamente alla cronaca quando, alle ore 12:40 del 10 luglio, diffuse nell’aria una nube tossica di 34kg di “TCDD”, la più pericolosa diossina conosciuta, causando effetti nocivi quali malori, malattie della pelle, defogliazione delle piante, moria di animali da pascolo e, appunto, inquinamento delle falde acquifere. Il tutto occultato dell’insabbiamento mediatico che seguì all’evento, avallato dalla connivenza di alcuni tra i maggiori esperti nel campo ambientale.
«La questione di Seveso manifesta in tutta la sua bruttura il vero volto dell’industria del profitto – afferma – e al contempo quella delle illegalità e delle coperture a tutti i livelli».
Ma per Briuolo, l’occasione è stata utile anche per accendere i riflettori sull’ attuale situazione della discarica di Sant’Arcangelo Trimonte, sito di raccolta della frazione secca non riciclabile dei rifiuti solidi urbani, in provincia di Benevento.
A concludere, poi, l’intervento di Giuseppe Ciarcia del Comitato a tutela del Fiume Calore.
«Il fiume Calore è una cloaca a cielo aperto ed il principale corso d’acqua irpino ha perso del tutto la capacità di auto depurarsi. In tutta la provincia si registrano grosse criticità ma una delle più importanti interessa sicuramente la Piana del Dragone di Volturara, inquinata dagli sversamenti di diversi Comuni che non provvedono alla depurazione delle acque reflue».
Tutto il dibattito, come sottolinea il deputato Carlo Sibilia, si inserisce a pieno titolo nel ciclo di attività informative e di controllo del territorio messe in atto dai parlamentari a 5 stelle che, proprio nella giornata di ieri, hanno dato vita al primo “Spazzatuor”, vero proprio reportage tra le discariche del Napoletano e del Casertano.
«Dobbiamo essere bravi ad “unire i puntini” – precisa Sibilia – perchè l’inquinamento ambientale è determinato da fattori strettamente legati tra loro. E’ importante vigilare ed informare, svolgendo una pressante attività di controllo sui territori. Ciò che rincuora, però, è che la sensibilità rispetto a queste tematiche stia lentamente cambiando. Lo dimostra il fatto che oggi, per la prima volta in Italia, ben 70 parlamentari si siano recati nei luoghi che rappresentano un vero e proprio “monumento” alla stupidità umana. Ma intanto – rilancia – affinchè l’acqua possa essere davvero considerata un bene pubblico, nel rispetto della volontà dei cittadini, occorre una gestione comunale del servizio di distribuzione idrica. L’Alto Calore, invece, è una S.p.a. che ragiona secondo la logica del profitto e tutto resta strettamente collegato agli utili. Una municipalizzata comunale, invece, rappresenterebbe il vero fiore all’occhiello nell’ambito dei servizi».

Fabrizio Nigro
Il Ciriaco.it

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