Il condominio Itaca ha aderito alla campagna di “Obbedienza civile” lanciata dai comitati in difesa della consultazione del giugno 2011. Dodici famiglie hanno trattenuto il 18% della fattura. La municipalizzata ha interrotto l’erogazione dei servizi.
C’è un’isola che si chiama come il regno di Ulisse, ma si trova alle porte di Modena. Benvenuti a Itaca, piccolo condominio di periferia dove a decidere il prezzo dell’acqua potabile sono gli inquilini. In tutto dodici famiglie, una trentina di persone tra bambini, anziani e coppie, che da oltre un annosi rifiutano di pagare la bolletta per intero, trattenendo da ogni rata circa il 18% della somma totale. Una percentuale pari alla remunerazione del capitale.
La chiamano “obbedienza civile” e non ha niente a che vedere con la crisi e con l’esigenza di risparmiare: “La nostra è una battaglia di democrazia, vogliamo solo che venga rispettato l’esito del referendum di due anni fa”. Anche se la multiutility Hera, che gestisce il servizio idrico in gran parte dell’Emilia Romagna, non ci vede proprio niente di simbolico. Anzi, guarda al portafoglio. E per questo ha ingaggiato con i residenti di Itaca un braccio di ferro senza esclusione di colpi, arrivando a mettere per sei ore i sigilli ai contatori.
L’iniziativa fa parte della campagna nazionale lanciata un anno e mezzo fa dai Comitati per l’Acqua bene comune, per invitare i cittadini a non versare quella quota che corrisponde al profitto del gestore idrico (a Modena il 18.92% della bolletta). L’unico modo, secondo i promotori, per rendere concreto l’esito del voto del referendum del 2011 sull’acqua pubblica. Una protesta a cui il condominio modenese ha aderito in massa, trasformandosi, raro caso in Italia, in una sorta di zona franca. Tremila metri quadrati tra giardini e appartamenti, dove il peso delle bollette lo stabiliscono gli abitanti.
“Non vogliamo essere considerati come dei morosi, tutte le altre bollette vengono sempre pagate in tempo, fino all’ultimo centesimo”, ci tiene a chiarire Carla Costantini, una degli inquilini di Itaca. “È chiaro che noi lo facciamo solo per una ragione politica”. Anche perché la cifra risparmiata in un anno, da tutti i residenti di Itaca, è ben poca cosa: 500 euro. “Qui non sono in ballo i soldi, ma la volontà popolare che si è espressa con il voto del giugno 2011. Una volontà che è rimasta completamente lettera morta, nel silenzio di tutti. Solo in Italia può accadere una cosa del genere”.
E nonostante anche il sindaco di Modena, Giorgio Pighi, abbia invitato al dialogo, chiedendo di non trattare i residenti di Itaca come semplici morosi, Hera, la holding che si occupa di gas, rifiuti, luce e acqua, ha optato fin dall’inizio per la linea dura. “In questi mesi ha provato più volte a dissuaderci, a volte anche mandando dei tecnici per ridurre il flusso dell’acqua”, racconta Carla. “Ma è la prima volta che arrivano a chiuderci completamente i rubinetti”. Il condominio è rimasto all’asciutto meno di mezza giornata, anche grazie alle proteste degli inquilini. Appena si sono accorti di non avere più acqua, infatti, hanno alzato la voce facendo irruzione in consiglio comunale. “Non è pensabile che questa situazione vada avanti all’infinito. Quella di Hera è una prova di forza che non le porta nessun vantaggio”.
di Giuglia Zaccariello
Il Fatto Quotidiano