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Indesit: prima i contributi, poi i tagli

IndesitLACRIME E RABBIA DAVANTI AI CANCELLI DELL’AZIENDA CHE ELIMINA 1700 POSTI DI LAVORO.

Davanti ai cancelli risuonano come una beffa le parole di Andrea Merloni, uno dei quattro figli di Vittorio Merloni (fratello di Maria Paola, alla terza legislatura: due con il Pd e ora con Monti), fino a pochi giorni fa presidente della Indesit Company spa, pronunciate al Festival di cultura olivettiana: “L’insegnamento di Adriano Olivetti, che poneva valori etici al centro della sua missione di imprenditore, ci mostra che stiamo facendo un errore macroscopico: stiamo cercando di spiegare la crisi con modelli non più validi”. E ancora: “Le performance di un soggetto economico vanno misurate anche attraverso parametri sociali. L’impresa misurata unicamente secondo logiche di profitto resterà sempre dietro la finanza”.
NELLE URLA disperate, nei volti segnati dalle lacrime degli operai che resteranno senza lavoro, cioè senza vita, di umano non c’è nulla. Così come non c’è nulla di etico nella decisione di licenziare oltre 1.700 persone, compreso l’indotto, nonostante un fatturato nel 2009 di 2,6 miliardi di euro. Nonostante l’azienda abbia usufruito di soldi pubblici e continui a delocalizzare in Paesi dove il minor costo della manodopera e la debolezza dei diritti garantisce maggior profitto. Il destino di sei persone su dieci a Fabriano dipende dalle sorti della Indesit, ma ieri davanti ai cancelli non c’era nessun politico seppure la città abbia eletto ben tre parlamentari: due del M5S e uno della Lista Civica per Monti. “Ho preferito restare a Roma per presentare un’interrogazione” ci tiene a sottolineare la deputata del M5s Patrizia Terzoni. Tutto questo accade in una Regione il cui presidente è un dirigente Merloni in aspettativa, l’assessore alle attività produttive era dirigente in aspettativa della Antonio Merloni finché non ha fallito e la senatrice Maria Paola di cognome fa Merloni ed è stata anche presidente di Confindustria Marche. Valeria, 42 anni, madre di due figli, di cui uno minorenne, lavora alla Indesit da 20 anni: operaia alla manovia e delegata Fiomm. Ieri mattina era a capo del corteo, circa 300 operai dei due stabilimenti di Albacina e Melano che dopo aver bloccato con le auto il traffico sulla statale Appia ha cercato di occupare lo stabilimento ma la polizia ha impedito loro di accedere ai piani alti. Gli operai hanno proclamato uno sciopero di 4 ore e al termine dell’assemblea hanno deciso che da oggi torneranno ai loro posti ma ogni ora fermeranno la produzione per un quarto d’ora. E sarà per loro l’ultimo giorno di stipendio pieno, circa 1.100 euro poi scatterà la mannaia della cassintegrazione e ogni mese la busta paga sarà più povera di 100 euro.
CENTO EURO che tradotti nella vita di una famiglia dove spesso a guadagnare è solo una persona vuol dire “stringere una cinta che già ci toglie il fiato” per dirla con le parole di Antonio, vuol dire l’infelicità che lievita e contagia tutto e tutti spegnendo la speranza di futuro, vuol dire sentirsi escluso, emarginato, impotente. “Mi sento come una che combatte da sola contro un gigante. Lottiamo certo e continueremo a farlo ma dentro di me sento che non servirà a niente” dice Maria che in questa fabbrica ha visto imbiancare i capelli, aveva 19 anni quando ci ha messo piede la prima volta, oggi ne ha 58 e un mutuo sulle spalle che pesa come un macigno”.
La situazione non è migliore nello stabilimento di Teverola (Caserta) dove si preannunciano oltre mille licenziamenti tra dipendenti e lavoratori dell’indotto perché il nuovo piano aziendale prevede che lì resti solo la produzione dei frigoriferi e del piano cottura mentre tutto resto verrà trasferito in Turchia e in Polonia. Questo avverrà nonostante la Indesit negli ultimi dieci anni abbia attinto al fiume dei finanziamenti pubblici con varie motivazioni tra cui: ”per incrementare la competitività” come se, fa notare l’economista Mariangela Paradisi “Ricerca & Sviluppo” non rientrasse tra le attività tipiche d’impresa”.
di Sandra Amurri
Il Fatto Quotidiano 06.06.2013

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