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Pavoncelli bis, Regione contro l’Irpinia

Regione contro Ato e Provincia Pavoncelli bis, asse Bari-Napoli
Palazzo Santa Lucia col Governo. Romano e Caldoro al fianco della Puglia. Gli enti locali non mollano.

Solo sei mesi fa aveva espresso solidarietà alle popolazioni irpine, mentre a Caposele l’amministrazione locale firmava l’intesa per la cessione dei propri diritti idrici residui a valere sulle sorgenti Sanità. Nei giorni scorsi al Tribunale Superiore delle Acque la Regione Campania ha cambiato il suo atteggiamento, schierandosi con la Puglia e il governo nazionale a favore del raddoppio (appaltato) della galleria Pavoncelli.

<<Abbandonando una posizione, di terzietà, la Regione Campania ha modificato il suo atteggiamento processuale e si è fortemente allineata alle tesi difensive della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della Regione Puglia e dell’Acquedotto Pugliese>>, si legge nella relazione sull’esito dell’ultima udienza al Tribunale Superiore delle Acque, depositata presso gli uffici dell’Ato. La Regione, che attraverso il suo assessore all’Ambiente nel giugno 2012 a Roma aveva già firmato un’intesa bilaterale con l’omologo pugliese Amati, avallando il richiesto aumento degli idroprelievi in Irpinia, salvo poi ridimensionare la portata di quell’accordo, sul cantiere della galleria di valico ha di fatto lasciato soli la Provincia di Avellino e l’Ato ‘Calore Irpino’, alla vigilia della sentenza del Tribunale Superiore delle Acque, attesa entro la fine della prossima primavera. Nel frattempo, i giudici dovranno preliminarmente stabilire se accogliere o meno la memoria difensiva che l’Avvocatura dello Stato ha depositato agli atti, contestata dai legali avellinesi perché ritenuta “oltre i termini”. Nella memoria, in sostanza il governo punta a dimostrare che non c’è una relazione diretta tra la galleria, inquadrata semplicemente come un passaggio idrico, e la gestione della portata, quindi la quantità degli idroprelievi, per i quali peraltro si rivendicano diritti sanciti per legge (il regio decreto 245/1902) validi fino al 29 giugno 2032. Confutando l’impatto ambientale dell’opera, si respinge anche il carattere discrezionale del decreto con cui Palazzo Chigi nel 2009 ne impose la realizzazione, a dispetto delle precedenti sentenze amministrative sfavorevoli al governo nazionale. Non solo, l’Avvocatura sostiene la non competenza sulla materia del contendere dello stesso Tsap, il Tribunale Superiore delle Acque, a vantaggio del Tar del Lazio, che nel giugno scorso si è già pronunciato contro i ricorsi di Ato, ente Parco e Amministrazione provinciale. Gli enti locali comunque non rinunciano a proseguire la battaglia, che continua anche in sede giudiziaria amministrativa. Entro l’estate anche il Consiglio di Stato dovrebbe pronunciarsi.

Christian Masiello
Ottopagine 23 gennaio 2013

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