“Sono del ’63 e, quando la mia mente ha visto la luce, ho ascoltato, senza cassarli anticipatamente, i discorsi degli adulti, e per un pò ci ho pure creduto, beh… non ero figlio di proletari, e neppure di miliardari, ma il mio entourage familiare ruotava intorno ad una concezione del mondo che si rivelerà con il tempo la più criminogena in assoluto.
Io ero in mezzo a cattocomunisti e catto-anticomunisti, una di queste persone, mia zia, andò in pensione dalla scuola a 38 anni. Così, mentre affilava il suo coltello nel futuro di figli e nipoti proclamava il nome del Signore.
Ma il peggio non erano quelle contraddizioni, era la frase “i soldi non contano nella vita” la vera bomba. Io amavo la vita, ero un ragazzino. Volevo divorare il mondo, ma pieno di gusti, idee, teorie, scienza, arte e bum-bum! Al colmo d’anni, forte ormai, tutta la mia famiglia e annessi pareva impegnata in dotte dissertazioni sull’altruismo. E mentre infarcivano me e i miei colleghi generazionali di quelle falsità stavano prosciugando il nostro futuro.
Caro Beppe, non ci sono soltanto i figli dei Padri Puttanieri ma anche i Brutti Figli di Puttana come me: ci hanno guastato più dei padri puttanieri perché hanno tradito il nostro senso morale. Peggio che tradito: DISORIENTATO!
Molti di quelli come me hanno intorno ai 50 oggi vedono saltare lo Stato sociale. Sono increduli, ma immersi nei ricordi e quando riemergono hanno denti affilati come spade. Io oggi so che mi avevano preso per il culo! Se la spassavano, pregavano, e fottevano MA… mi avevano convinto che “i soldi non sono importanti” e oggi, con 4 stipendi arretrati, io sono istruito, forte…
Per quanto tempo il M5S saprà contenere i figli del popolo e i Brutti Figli Di Puttana come noi?” Un brutto figlio di puttana