Bari – Il premio di produzione, l’auto aziendale e (in due casi) anche l’abitazione. I benefit dei dirigenti dell’Acquedotto Pugliese, che hanno tanto hanno fatto rumore, non sono finiti qui. Nell’elenco ci sono infatti altri elementi accessori, di cui ha preso atto – non senza una punta di critica – anche la Corte dei Conti: assicurazione sulla vita, assicurazione medica integrativa, e la polizza <<Tfm>> dell’ex amministratore unico Ivo Monteforte. Che ha reso meno amaro l’addio alla poltrona con una bella liquidazione : 250mila euro per meno di 5 anni di lavoro. Roba che i comuni mortali si sognano. Le polizze assicurative costano ad Aqp circa 3 milioni di euro l’anno. Nell’elenco ci sono quelle obbligatorie per i danni agli impianti, la responsabilità civile dei veicoli e gli infortuni dei dipendenti, ma anche alcuni benefit. E’ il caso della polizza integrativa per le spese mediche dei dirigenti, che – a un costo complessivo di 41.800 euro l’anno – rimborsa ad esempio le visite mediche specialistiche e le cure dentistiche. O anche la polizza vita, altri 32mila euro (1.000 euro a testa) che coprono i casi di morte e invalidità permanente: sperando che non serva mai. Così come auto aziendale e abitazione in fitto, anche le assicurazioni – si fa notare in Aqp- sono previste dal contratto di lavoro: sono dunque, a tutti gli effetti elementi della retribuzione dei dirigenti il cui stipendio varia dagli 85 ai 150mila euro annui lordi, fino ad arrivare ai 280mila euro del direttore generale Massimiliano Bianco. Ma è sicuramente un <<premio>> la cosiddetta Tfm, la polizza per il trattamento di fine mandato dell’ex amministratore unico Ivo Monteforte. Si tratta di una sorta di liquidazione privata, che si forma con l’accantonamento annuale di una certa somma. Per Monteforte, Aqp ha versato all’assicurazione 51mila euro l’anno: l’ingegnere ligure è stato in Acquedotto dal 2007 al 6 novembre 2012. La sua polizza Tfm gli ha fruttato circa 250mila euro. L’ultimo stipendio di Monteforte è stato di circa 225mila euro l’anno, perché nel 2012 non gli sono stati erogati i 30mila euro del premio di risultato. Bisogna ricordare che nel maggio 2009, con il via libera dell’assemblea dei soci (cioè della Regione), a Monteforte venne riconosciuto anche un premio straordinario per la rinegoziazione del derivato con la Merryll Lynch. In quell’occasione, in realtà, l’assemblea dei soci concesse anche la cosiddetta manleva nei confronti di tutti gli amministratori che avevano gestito il dossier-derivato: tra questi anche Monteforte, sotto la cui gestione la Finanza aveva elevato all’Acquedotto un verbale da 8 milioni di euro per questioni fiscali legate al trattamento degli interessi passivi pagati sul prestito obbligazionario. <<La rinuncia preventiva da parte dei soci all’esercizio di un’azione posta a tutela della società – scrive la Corte dei Conti – in disparte i profili di validità comporta un controvalore in termini economici a vantaggio del soggetto che ne beneficia che di per sé costituisce beneficio difficilmente compatibile con l’erogazione di un ulteriore incentivo legato alla specifica operazione>>. Insomma, secondo i giudici contabili, il <<bonus>> di Monteforte era già la rinuncia a chiedergli eventuali danni patrimoniali: e dunque la Regione avrebbe tranquillamente potuto evitare di dargli anche un premio in denaro.
di Massimiliano Scagliarini
La Gazzetta del Mezzogiorno 05.06.2013