Damascelli (PdL): “Non è giusto che una pessima e inconcludente gestione delle attività regionali ricada sulla testa degli agricoltori”.
Puglia fosse una terra disperatamente assetata lo scriveva già il poeta Orazio, duemila anni fa. E, dunque, che l’acqua fosse un bene prezioso ne era (ed è) logica conseguenza.Ma, che il valore dell’acqua dovesse elevarsi in maniera esponenziale e che il suo (alto) costo lo dovesse decidere addirittura il governo regionale stesso, sa davvero di beffa atroce per gli agricoltori. Gli operatori del settore primario, infatti, hanno trovato un’amara sorpresa nel leggere il Bollettino ufficiale della Regione Puglia del 27 maggio scorso. La nuova deliberazione di giunta (la n. 858 del 3 maggio 2013) stabilisce che vengano più che raddoppiate le tariffe per la distribuzione agli agricoltori dell’acqua emunta dai pozzi artesiani di proprietà della Regione e realizzati per uso irriguo. Un colpo basso e durissimo, in vista del periodo dell’irrigazione dei campi.
Con il provvedimento il costo dell’acqua in tutto il territorio della provincia di Bari passa da 34 centesimi al metro cubo a 70 centesimi. Più del doppio, in pratica. Ed anche nelle altre province il prezzo viene notevolmente incrementato. L’Arif, l’Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali, braccio operativo dell’assessorato regionale all’agricoltura, per effetto di tale provvedimento soltanto nell’anno 2013 intascherà circa 3,5 milioni di euro in più dai coltivatori pugliesi. “Gli agricoltori – attacca perentorio Domenico Damascelli, vicecoordinatore vicario provinciale del Popolo della Libertà –non possono sostenere tale aumento e non è giusto che una pessima e inconcludente gestione delle attività regionali ricada sulla testa dei lavoratori della terra. I costi di produzione sono sempre più alti e adesso ci si mettono anche gli enti pubblici a gravare sui già magri bilanci delle aziende agricole”. “Tra l’altro – rincara la dose l’esponente Pdl –non dimentichiamo che il servizio regionale irriguo non è assicurato al meglio e, spesso, gli utenti vivono anche situazioni di disagio dovuti alla disorganizzazione. La deliberazione, infatti, oltre a fissare l’aumento dell’acqua stabilisce una serie di iniziative ad oggi rimaste del tutto inattuate(realizzazione del sistema integrato, razionalizzazione della risorsa acqua, processi di salvaguardia ambientale con promozione dell’utilizzo di acque raffiniate, contenimento della spesa pubblica per le risorse irrigue, informazione e formazione dell’utenza irrigua, ammodernamento degli impianti, utilizzo di fonti di energia alternative per l’alimentazione degli impianti, risanamento delle reti di adduzione e distribuzione dell’acqua, misurazione dell’acqua,nda). Per questo lascia basiti il fatto che la Giunta di centrosinistra attui subito il raddoppio delle tariffe, ma non realizzi nulla di ciò che promette di fare e con cui peraltro giustifica l’aumento tariffario”. Numerosi i dubbi anche laceranti che sorgono.
“Dunque. Ci facciano capire se questo aumento serve solo a ridurre la differenza tra entrare e uscite dell’Arif, e se le uscite rispondono ad una oculata amministrazione del denaro pubblico.
Vorremo sapere, pertanto, se prima di aumentare il costo sia stata valutata attentamente una politica dei tagli degli sprechi e delle spese inutili, cioè se sia stata attuata una seria spending review del settore oppure si è deciso di rimediare ai costi di una gestione disorganizzata dei pozzi artesiani regionali con i soldi degli agricoltori?”, incalza Damascelli. Che conclude amareggiato: “Si tratta dell’ennesima tegola che si abbatte su questo settore fondante dell’economia locale, dopo l’aumento delle tariffe irrigue perpetrato due anni fa, sempre dalla Regione sui pozzi gestiti dal consorzio di bonifica, ai danni degli agricoltori, ormai stanchi e rassegnati dalla inconcludente politica del Presidente Vendola e della sua coalizione di centrosinistra che disamministra la Regione Puglia”.
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