“Quando pensiamo al paesaggio italiano, abbiamo di fronte due scenari. In uno di questi, tutto il territorio è diventato cementificabile. Il diritto alla proprietà privata prevale sugli interessi della collettività. L’iniziativa pubblica viene limitata per non ridurre il valore immobiliare dei terreni di pochi privati. In questo Paese il rischio idrogeologico, la protezione dell’ambiente in cui viviamo e la tutela del paesaggio sono spariti dai radar della pianificazione territoriale (che si chiama “pianificazione territoriale” per un motivo).
In questa Italia aumentano ulteriormente le attività ubicate in zone a rischio di dissesto: non stiamo parlando solo di imprese, ma anche di scuole e ospedali. Il diritto di edificare, di costruire, in questo scenario è considerato primario e indiscutibile ed è qui che gli speculatori hanno trovato un Eldorado che gli permette di fare acrobazie legali, spostando da una zona ad un’altra le volumetrie (da spiegare meglio), per sole ragioni di mercato. In questo tipo di Paese, i privati possono contrattare alla pari con i Comuni, possono imporre i loro interessi speculativi, possono avviare quello che chiamano “riqualificazioni” di intere porzioni di città, che tradotto significa avere il potere di stravolgere il territorio in tutta calma, a norma di legge e senza consultare chi vi abita. Sparisce anche la possibilità di essere virtuosi: le amministrazioni non potranno nemmeno più “fare bene”, perché lo Stato detta le linee e se vuole fare grandi opere, inutili e pericolose per il territorio, non deve chiedere a nessuno. In questa landa desolata non sono assicurati standard minimi di verde e servizi per tutti i cittadini, ma zona per zona e regione per regione le regole cambiano e si stravolgono secondo il massimo liberismo e le convenienze degli speculatori. Un Paese, questo, che non riconosce diritti uguali per tutti i cittadini ma che offre qualcosa in più a chi è proprietario del territorio rispetto agli altri.
Questo Paese è l’Italia che il Ministro delle infrastrutture Lupi immagina e che vorrebbe trasformare in realtà, con la sua ultima prodezza legislativa presentata a luglio:
“Principi in materia di politiche pubbliche territoriali e trasformazione urbana”, soprannominata subito “Lupi II”, in quanto il ministro ci aveva già provato tempo fa a rivoluzionare l’edilizia e l’urbanistica stravolgendo il territorio italiano, incappando però nella sua stessa maggioranza e nel PD, allora all’opposizione. Ma – si dirà – ora siamo nell’era della rottamazione: non è quindi arrivata l’ora di rompere con il passato e rottamare anche questa visione anacronistica e pericolosa dello sviluppo del territorio? Sembra proprio di no, purtroppo, perché il Ministro Lupi sta agendo disturbato all’interno del governo Renzi, e sta facendo esattamente come i suoi predecessori, senza cambiare di una virgola la visione scellerata di distruzione del paesaggio a vantaggio della speculazione edilizia. Si tratta di avere il coraggio e il buon senso di superare qualcosa che non è più accettabile, né sostenibile, con tutte le relative conseguenze che abitanti e turisti in questi giorni a Peschici – ma potremmo citare molti altri casi – hanno subito sulla loro pelle. E con loro, ne hanno subito le conseguenze l’economia della regione e l’ambiente. Anche nel caso del ministro Lupi siamo per ora di fronte a un annuncio, anzi una bozza (vanno di moda, ultimamente), ma dalla bozza che il ministro ha presentato emerge già, in tutta la sua drammaticità, quello a cui non avremmo voluto assistere: la trasformazione di tutta la penisola in territorio edificabile (leggasi estensione del Far West del rischio idrogeologico).
Dal secondo dopoguerra a oggi, In Italia il consumo di suolo non si è mai arrestato: vengono soffocati 8 m2 di territorio italiano al secondo, giorno e notte, ininterrottamente. Terreno coperto da asfalto, cemento, edifici, capannoni, strade e il Ministro non solo non ha intenzione di fermare tutto ciò, ma anzi sta dando un’ulteriore via libera a frane, inondazioni, dissesti, morti (stiamo parlando di 293 vittime nei quasi 2000 eventi legati al dissesto idrogeologico verificatisi nel nostro Paese tra il 2002 e il 2014). Noi siamo convinti che non esistono interessi superiori a quelli che ci spingono a proteggere noi stessi, il territorio in cui viviamo, la nostra salute,. È da questa convinzione che nasce una visione diversa. Per farlo, basta la volontà politica di rottamare davvero la visione clientelare e affaristica della gestione del territorio.
Noi abbiamo già presentato quattro proposte di legge in merito, con i 5 punti fondamentali per un cambiamento di rotta che porti risultati e – già che ci siamo- anche un’evoluzione della mentalità politica:
(1) stop al consumo di suolo agricolo
(2) sì all’utilizzo dell’immenso patrimonio italiano, pubblico e privato, dei milioni di edifici sfitti, abbandonati o inutilizzati, anche per l’avvio di start-up innovative
(3) usiamo i fondi che ci sono! Devono solo sbloccarli dal pantano del patto di stabilità in cui somemrsi: si possono rendere disponibili da subito per fare partire migliaia di piccoli cantieri contro il dissesto idrogeologico
(4) rilanciamo i piccoli borghi, per favorire sia l’insediamento abitativo sia le attività economiche produttive e attiviamo un circuito turistico integrato. Infine, la chiave di svolta per il settore edilizio in Italia:
(5) la riqualificazione energetica degli edifici che creerebbe migliaia di nuovi posti di lavoro.
Questa è l’Italia che vogliamo, che immaginiamo e che possiamo far nascere subito!” M5S Camera e Senato
PS: Le comunarie per scelta della lista da presentare a Reggio Calabria si sono concluse. Ha vinto la lista di Vincenzo Giordano.