“Matteo Renzi vuole mandare a tutti i costi Bruno Vespa in pellegrinaggio a piedi da Firenze a Monte Senario. Lo comprendiamo: forse non gli va di farsi tutta quella strada a piedi (gli toccherebbe, visto che ha perso la scommessa sui debiti Pa) o forse ha trovato qualche altro modo per smaltire i chili in eccesso che oggettivamente lo appesantiscono.
Eppure il governo, in queste ore, tiene il punto sui soldi che lo Stato deve ai suoi fornitori privati. In sostanza Palazzo Chigi dice che la strumentazione per pagare tutti i debiti maturati entro il 31 dicembre 2013 è già stata messa a punto e che la colpa è soltanto delle imprese che ritardano e non si impegnano per venir pagate.
La risposta è già di per sé surreale. Ve lo immaginate un creditore che, messo nelle condizioni di riavere subito i suoi soldi, dice al debitore: “Ma no, non importa! Non pagare adesso! Aspettiamo un altro po’, tanto i soldi non mi servono mica subito!”.
Renzi dice che la piattaforma di certificazione dei crediti presso il ministero dell’Economia è già funzionante. E che le aziende, se ne conoscessero l’esistenza, potrebbero già aver accreditato le loro fatture per ottenere l’anticipazione pro soluto dalle banche che poi se la vedono con le amministrazioni debitrici ed eventualmente con la Cassa depositi e prestiti.
Bene. Rispondiamo punto per punto.
1) Intanto se c’è una carenza di informazione da parte dei fornitori, la colpa non è imputabile ai fornitori ma al governo che evidentemente non comunica al meglio le cose che fa. Forse tra le tante slide-fuffa, i pesci rossi e i briefing con la stampa in stile rappresentante della Folletto, Renzi ha dimenticato di fare qualche campagna informativa seria sullo sbandierato meccanismo di accreditamento.
2) Ma soprattutto c’è un altro fatto, molto importante, che dà l’idea di come il governo fosse, da tempo, ben consapevole che non avrebbe potuto pagare tutti debiti della Pa entro 21 settembre. Prima della pausa estiva, infatti, il decreto ‘Competitività’ ha prorogato dal 23 agosto al 31 ottobre il termine per la presentazione delle istanze di certificazione. Se Renzi fosse stato convinto di pagare tutto entro il 21 settembre, non avrebbe dilazionato questo termine al 31 del mese prossimo. Tra l’altro, il premier omette di dire che una volta avvenuto l’accreditamento della fattura da parte del fornitore, la Pa debitrice ha un altro mese di tempo per fare le sue controdeduzioni ed eventualmente contestare l’esigibilità di quel credito “caricato” in piattaforma. Dunque, bene che vada, il governo potrà saldare, attraverso le banche, tutti i debiti di parte corrente entro l’inizio di dicembre. E ciò era chiaro a tutti almeno da un paio di mesi a questa parte.
3) Renzi poi si vanta del meccanismo della fatturazione elettronica per evitare in futuro gli stessi ritardi nei pagamenti. Peccato però che non sia farina del sacco del suo governo, visto che la norma risale addirittura alla Finanziaria del 2008 e il decreto ministeriale di attuazione risale a Monti.
4) Gli artigiani della Cgia di Mestre hanno stimato un arretrato che ancora grava pari a circa 35 miliardi di euro. Ma soprattutto spiegano bene che il vero problema non è quanti soldi lo Stato ha pagato sul totale dei danari messi a disposizione (circa 57 miliardi per il biennio 2013-2014, in grandissima parte stanziati dai governi precedenti), quanto piuttosto l’ammontare dei soldi dati effettivamente alle imprese sul totale dei debiti complessivi, cifra che scandalosamente questo Stato non è in grado nemmeno di produrre (viviamo di stime).
Dunque, non ci sono santi che tengano. Siamo di fronte all’ennesima bugia del nostro premier che, balla dopo balla, ci sta mandando allo sfascio. Basta leggere ilFinancial Times di ieri per capire che c’è poco da stare allegri tra un tweet e un selfie riuscito male.
Cosa se ne fanno le imprese italiane dei divertiti siparietti e delle scommesse da bar di Renzi con Vespa? Ora siamo curiosi di sapere se e quando il capo del governo cercherà di rimettersi in forma salendo a Monte Senario. Un po’ d’aria fresca gli farebbe bene tra una scorpacciata di nomine e un bell’incontro in amicizia con Berlusconi.
Mentre gli 80 euro restano nelle tasche di chi li ha presi, la liquidità che arriva dalla Bce resta nei forzieri delle banche e si avvicina la scadenza dell’acconto Tasi per molti cittadini italiani, lascia comunque basiti tanta superficialità da parte del premier.
Il MoVimento 5 Stelle, dal canto suo, continua a lavorare accanto alle Pmi. Infatti, chiediamo per esempio a Palazzo Chigi di sbloccare il decreto attuativo già scaduto per la compensazione delle cartelle Equitalia con i crediti verso la Pa.
Noi ci siamo, accanto alle imprese. Renzi è rimasto da Vespa.” M5S Camera