IL VIAGGIO DI FRANCO ARMINIO TRA LE MISERIE E LA NOBILTÀ DELL’APPENNINO CENTRALE.
SE L’ITALIA cade a pezzi, se appare un barcone sbilanciato, tutti a lato mare, lungo le coste tirreniche o adriatiche, sostenitori inconsapevoli della più sfacciata e cruenta devastazione paesaggistica, è perché non diamo ascolto a quelli che – come Arminio – sostengono che l’unica grande emergenza è dare vita a quel che c’è dentro l’Italia, al centro del suo cuore: paesi splendidi e diroccati, vedute e paesaggi mozzafiato. Non cerca solidarietà, non nega le incongruenze, la disfatta
civile che appare nell’abuso dell’alluminio anodizzato, nell’ossessione di Internet, nella rarefazione delle vite nelle piazze. Arminio però è cocciuto: spiega che quel che vede scorrere sotto i suoi occhi (paesini sgarrupati, muri cadenti, bar vuoti) potrebbe essere – malgrado tutto – il nostro futuro prossimo, una rete di protezione e salvaguardia della nostra specie, della nostra cultura.
Non diamo pane ai nostri bisogni di comunicare, di vivere e anche di protestare. Non diamo corso a una necessità, a un’urgenza civile, quella di difendere l’osso d’Italia, mantenerlo viva. Quante parole abbiamo consumato, a volte lucidamente sprecandole, per contrastare il dissesto idrogeologico, consolidare pareti e mura, tenere in piedi la casa, lì dove c’è. Subiamo la disgrazia dei senza tetto, dei senza lavoro, osserviamo l’umiliazione di chi girovaga senza meta e senza futuro. Avremmo un tesoro da offrire a costoro, e a tutti quegli altri che incessantemente vivono in fila, dentro i raccordi anulari delle nostre disgraziate città, e invece niente. Non facciamo nulla per riequilibrare il barcone italiano, non scegliamo di far tornare verdi i rami che abbiamo definito secchi, quelle strade ferrate che ci conducevano tra i monti, al paesello. È lì la forza, lì il futuro, lì la domanda di esistenza, scrive Arminio. Lì, insieme alla dispersione, alla desolazione e anche alla cattiveria dei superstiti, è la vita. Lì lui trova pace. E noi, forse, speranza.
Il Fatto Quotidiano 01.06.2013