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Il Movimento del non-statuto: “È una legge truffa”

ParlamentoI CINQUE STELLE ANNUNCIANO “AZIONI CLAMOROSE” CONTRO IL PROVVEDIMENTO E ATTACCANO: “TRASFORMANO LE NOSTRE IDEE PER I COMODI LORO”.

 L’altro ieri alla conferenza dei capigruppo ci hanno preso in giro. Avevamo presentato il nostro progetto di legge sull’abolizione dei rimborsi elettorali, avevamo chiesto l’urgenza. Loro ci hanno detto di stare tranquilli e l’hanno messa in calendario per la seconda settimana di giugno. Noi ci siamo fidati. Ma adesso abbiamo capito perché! Oggi è arrivato questo disegno di legge che sicuramente passerà davanti al nostro”. Alessio Villarosa, deputato Cinque Stelle, è appena atterrato in Sicilia. Ma a casa, per il weekend, si è portato una discreta dose di amarezza. “Questo modo di fare, questo tatticismo non è una cosa da Parlamento…loro ci saranno abituati ma noi no!”.
La notizia del ddl sul finanziamento ai partiti rovina di primo pomeriggio il venerdì dei parlamentari grillini. Ci mettono un po’ a capire dove stanno i cavilli. Poi, appena è tutto chiaro si sfogano: “È una truffa”. Il post compare sul blog pochi minuti dopo: “Il finanziamento esce da una parte e entra dall’altra. I soldi dei cittadini continueranno ad arrivare e i partiti a mangiare. Il M5S – scrive Grillo – ha mantenuto fede alle promesse elettorali e ha rinunciato completamente ai 42 milioni di soldi pubblici che gli sarebbero spettati. I partiti non sono riusciti a fare altrettanto. Questa è una legge-truffa, una presa in giro per i cittadini che continueranno a pagare per far campare i partiti”. Subito dopo parte la campagna in Rete: mandate messaggi, denunciate, incita il blog. Hanno paura che il messaggio non passi, temono che i cittadini abbocchino alla faccenda dei soldi tagliati: “Si sono appropriati di una azione nostra – si agita il prossimo capogruppo Riccardo Nuti – Siamo noi quelli che hanno rinunciato ai rimborsi elettorali. Loro hanno preso il titolo dell’argomento e lo hanno rigirato con la solita faccia tosta: non hanno rispettato il referendum del ‘93, non hanno restituito i rimborsi come noi gli avevamo chiesto e adesso hanno ancora il coraggio di rimandare. Questa è una presa in giro”.
L’IDEA è quella di organizzare “azioni clamorose”. Non è ancora chiaro cosa abbiano in testa. Di certo, se mai il ddl dovesse diventare legge, stanno pensando a un ricorso alla Consulta, qualcosa che possa far valere le ragioni del referendum di vent’anni fa.
Il buco nero del disegno di legge del governo, sostengono, è quel 2 per mille che, senza altra precisa destinazione, finirà dritto nelle casse dei partiti. “Non esiste un tetto”, dicono, anche se il ministro Quagliariello sostiene che esista un limite, pari a 61 milioni di euro (si vedrà in Parlamento). E poi quei finanziamento alle scuole di formazione politica: “Noi non le abbiamo, sono roba dei vecchi partiti, le usano per favorire gli amici”, si sfogano. Roberta Lombardi scherza: “Come la chiamiamo, la scuola Banda Bassotti?”. Ultima ciliegina, i grillini non sopportano che nel ddl sia rispuntato il principio che la capogruppo Pd Anna Finocchiaro aveva già proposto nelle scorse settimane: il riconoscimento delle sole forze politiche dotate di uno Statuto, con criteri di organizzazione e trasparenza. Nonostante Beppe Grillo abbia presentato da un notaio genovese uno Statuto che preservasse M5S da esclusioni elettorali, in quelle pagine non c’è nulla dei requisiti che oggi il governo prova a rendere obbligatori. “A noi dei rimborsi non interessa” – dice ancora Villa-rosa – “Ma quello è comunque un diktat contro di noi”.
di pa. za.
Il Fatto Quotidiano 01.06.2o13

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