Larghe intese, larghissima astensione. L’inciucio del governo Napolitano-Letta-Alfano, dal gradimento già basso dopo un mese di vita, provoca un effetto letale sull’affluenza alle urne del turno elettorale in 563 comuni. Ieri sera già alle 19, il ministero dell’Interno ha certificato con numeri a doppia cifra il disastro, almeno sinora, di questo mini-test nazionale che interessa circa sette milioni di italiani: 34,36 per cento di vo-tanti rispetto al 45,24 delle precedenti elezioni. La bellezza di un meno 10,88 per cento, quasi undici in pratica. UN DATO ancora più catastrofico perché riferito a un voto amministrativo, dove per tradizione l’affluenza è sempre maggiore, con migliaia di candidati in campo a cercare preferenze personali. Peggio ancora, a fine giornata. Alle 22, il Viminale ha diffuso il terzo e ultimo aggiornamento domenicale: meno 15,5 per cento. L’astensionismo ha colpito in modo omogeneo il Paese, con punte altissime al nord. Più del dieci per cento in Piemonte, idem in Lombardia e Veneto, mentre in Emilia Romagna si va verso il quindici per cento. Eclatante e simbolico il crollo dei votanti nella Capitale. A Roma si gioca la partita più importante di questo turno amministrativo e la stanchezza e la sfiducia degli elettori sono registrate dal 38,6 per cento delle 22. Nel 2008, alla stessa ora, aveva votato il 57,56. Circa il 19 per cento in meno, a fronte di ben 19 candidati sindaci e una scheda per sindaco e consiglieri comunali, colore azzurro, che supera il metro di larghezza. Senza dimenticare il caos provocato dalla preferenza di genere. Le donne del Pd di Roma hanno denunciato che in molti seggi della Capitale i presidenti non hanno saputo o voluto dare indicazioni in merito. Questa la scena in una sezione di Testaccio, il quartiere più rosso di Roma. Un’anziana signora chiede: “Quante preferenze posso dare?”. Il presidente: “Signora, questo è il manuale, si segga qua e lo legga”. La signora esegue, legge ed esclama: “Non ho capito nulla”. Poi con le due lunghe schede penzolanti, per Comune e Municipio, si avvia sfiduciata alla cabina numero uno. In realtà, il meccanismo è semplice: si possono dare due preferenze ma la seconda è obbligatoria per una donna. Tutto qui. Eppure anche questo ha contribuito a complicare la vita ai romani in una giornata particolare con il derby di Coppa Italia disputato alle diciotto. Roma è arrivata stremata al voto di ieri. E l’astensionismo non è una sorpresa dopo i comizi di chiusura di venerdì sera, con i leader nazionali di tutti i partiti dislocati in varie piazze vuote o semivuote, fatta eccezione, ma solo un po’, per lo show di Beppe Grillo in piazza del Popolo. Il calo, secondo alcune valutazioni a caldo raccolte ieri in qualchecomitato elettorale, dovrebbe penalizzare proprio il Movimento 5 Stelle. Grillo punito, nelle previsioni, ma anche il centrodestra di Silvio Berlusconi. Il Cavaliere in questa campagna elettorale si è fatto vedere a Roma, appunto, dove ha abbracciato Gianni Alemanno, e a Brescia, quando attaccò i magistrati causando il primo chiarimento di governo tra il premier Letta e il suo vice Alfano. Ecco, a Brescia l’affluenza è andata ancora peggio che nella Capitale: oltre venti punti percentuali in meno rispetto al 2008. Al sud, il trend astensionista trova un argine nella battaglia porta a porta, casa per casa, che caratterizza da decenni le elezioni locali. In Campania va un po’ meglio: almeno tre punti in più sulla media nazionale. Il prezzo da pagare è il perenne allarme per il voto controllato. A Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, un candidato è stato fermato dopo aver consegnato un telefonino con fotocamera a un elettore. Una foto per la certezza di essere votato. Sulle elezioni di Bisceglie, in Puglia, Francesco Boccia del Pd, presidente della commissione Bilancio alla Camera, ha chiesto l’intervento di magistratura e forze dell’ordine: “Basta farsi un giro per la città per sentire storie di voti comprati, di certificati elettorali fotocopiati, di pseudo-contratti elettorali stipulati, di gente costretta a rendere noto il numero della sezione elettorale di appartenenza, di schede fotografate nell’urna. E, come se non bastasse adesso anche i presidi fuori dai seggi, organizzati da personaggi di dubbia moralità che non hanno nulla a che fare con la politica”. Un corpo a corpo è stato invece denunciato in Liguria, a Imperia. Il candidato-sindaco del centrodestra si è presentato al pronto soccorso dicendo di aver avuto una testata da un avversario di centrosinistra. Quest’ultimo ha querelato il candidato ferito e anche l’ex ministro Scajola, ras di Imperia, colpevole di aver dato pubblicità alla testata. Oggi si vota ancora. Fino alle 15. Dopo i dati tremendi dell’astensionismo, sull’inciucio pioveranno i risultati delle urne.
di Fabrizio d’Esposito
Il Fatto Quotidiano 27.05.2013