I 5 Stelle hanno rinunciato a rallentare i lavori in Aula in cambio di promesse formali dell’esecutivo in un documento che lfatto.it ha potuto leggere: tra queste l’attuazione della norma che blocca le cartelle esattoriali per le aziende in credito con lo Stato e l’istituzione del fondo d’aiuto per la piccola media impresa dove i parlamentari 5 Stelle versano parte dello stipendio.
Salta l’ostruzionismo in cambio di tre impegni formali del governo. Il Movimento 5 stelle alla Camera ha deciso di rinunciare al tentativo di bloccare il decreto competitività in Aula (approvato con la fiducia e ora al Senato) e ha ottenuto tre concessioni: il decreto attuativo entro agosto 2014 della norma che blocca le cartelle Equitalia per le imprese in credito con lo Stato (emendamento M5S nel Destinazione Italia) ed entro settembre 2014 l’attivazione del Fondo garanzia per la Piccola media impresa in cui i 5 stelle versano le cifre decurtate dei propri stipendi da parlamentari (circa 6 milioni di euro). Si tratta delle norme che rendono effettivi i contenuti dei provvedimenti e che il governo ancora ritardava ad emanare. “Le adozioni avranno luogo tempestivamente”, si legge nel testo trasmesso dal ministero del Tesoro al sottosegretario Ivan Scalfarotto e che ilfatto.it ha potuto leggere, “e nei termini stabiliti (ovvero agosto e settembre 2014)”. L’esecutivo ha poi preso anche un terzo impegno per “inserire nei decreti legislativi di attuazione della delega fiscale la salvaguardia dei piccoli impianti fotovoltaici rispetto all’accatastamento” ovvero la non modificazione della rendita catastale per gli immobili con impianti fotovoltaici sotto i 7 kW. “Solo la nostra tenacia parlamentare”, scrivono in una nota i 5 stelle alla Camera, “la minaccia dell’ostruzionismo e la voglia dei partiti di andare in vacanza il prima possibile ci hanno permesso di ottenere tre impegni importanti dal governo. Abbiamo messo Palazzo Chigi di fronte alle proprie responsabilità”.
“Per noi il decreto resta una porcata”, commenta a ilfattoquotidiano.it il deputato Davide Crippa e vicepresidente della Commissione Attività produttive, “e per questo in Aula ci siamo espressi con voto contrario. Ma abbiamo fatto una valutazione di efficacia: siamo riusciti a far passare piccole modifiche con la nostra opposizione in commissione. Ora l’ostruzionismo sugli ordini del giorno ci avrebbe consentito di arrivare al massimo a alla mattina successiva. Invece così abbiamo potuto fare alcune richieste. E’ una situazione paradossale, basta guardare il fatto che stiamo chiedendo al governo un impegno scritto per decreti attuativi che avrebbe dovuto fare comunque. Una situazione paradossale per un esecutivo incapace di mantenere le proprie promesse”. Molto duri restano i commenti del gruppo sul provvedimento che, dicono, “contiene tutto, dalle nutrie alla Cassa depositi e prestiti” e sul quale hanno votato contro. La decisione di non fare ostruzionismo era stata affrontata anche in assemblea dei deputati 5 stelle. Una scelta condivisa motivata dalla necessità di avere risultati concreti anche su questo fronte. “Niente di diverso dalla nostra linea”, conferma Crippa. “Sappiamo valutare le diverse situazioni, in questo caso non avremmo ottenuto nulla. Ben diverso è il caso dei nostri colleghi al Senato dove si discute di un disegno di riforma costituzionale che va contro i nostri principi e che soprattutto non lascia altro spazio che una presa di posizione forte”. A Palazzo Madama continua “l’Aventino a metà” dei senatori che entrano ed escono dall’Aula a seconda se il voto è segreto o meno, mentre sul fronte legge elettorale si è bloccato il tavolo delle riforme con il Partito democratico. “Se non ci rispondono più lasciamo stare e fine dei tavoli”, ha detto Grillo in assemblea con i suoi. Il lavoro in Parlamento però chiede continue mediazioni e punti di incontro per ottenere risultati. E il confronto è meno difficile di quanto raccontato a parole. Non da ultimo nelle prossime ore i 5 Stelle incontreranno il ministro della Giustizia Andrea Orlando per parlare delle linee guida sul decreto Giustizia. E potrebbero fare altre richieste in cambio di una collaborazione.
di Martina Castigliani
Il Fatto Quotidiano 06.08.2014