GLI OPERAI DELLA ISOCHIMICA IN CORTEO: ATTENDONO DA ANNI LA BONIFICA DI VENTIMILA QUINTALI DI ASBESTO 140 DI LORO SONO GIÀ MALATI, GLI ALTRI TREMANO.
Gli operai arrivano alla spicciolata, si radunano alla stazione della Ferrovia. Hanno i volti segnati dal lavoro usurante. Srotolano gli striscioni per un corteo. Ma non sono qui per celebrare la Liberazione. Anzi, il 25 aprile degli ex lavoratori dell’Isochimica è dedicato alla lotta contro una mancata liberazione: quella dalle 20mila quintali di amianto sotterrate e dai 497 blocchi di cemento e amianto custoditi a cielo aperto nel ventre dell’azienda chiusa nel 1988. Era una grande azienda, l’Isochimica: adesso è solo un cumulo di rovine dimenticate nel cuore del Borgo Ferrovie di Pianodardine, ad Avellino. Di fronte a un campo di calcio, a pochi metri dalle abitazioni delle cooperative, a meno di cento metri in linea d’aria da una scuola elementare.
GLI OPERAI arrivano in piccoli gruppi. Da Avellino, da Napoli, da Salerno. Erano poco più che ragazzini quando nel 1982 vennero assunti dall’impresa di Elio Graziano per coibentare e scoibentare 2514 carrozze delle FFSS, otto ore al giorno e senza protezioni. Per poi interrarne l’amianto a mani nude. Ora sono uomini invecchiati troppo presto. Raccontano storie di malattia e di dolore. La rassegnazione di convivere con 6.000 fibre di amianto in corpo. “Sono pure fortunato – sostiene Carmine – ci sono colleghi ai quali gliene hanno trovate 8.000, 9.000. Qui siamo quasi tutti malati di asbestosi e di placche pleuriche. Viviamo con una bomba ad orologeria addosso. Non sappiamo quando, ma sappiamo che prima o poi esploderà”.
Il corteo si avvia lentamente e silenziosamente verso l’Isochimica. Bandiere di Rifondazione e stemmini del M5S, gli unici simboli politici in vista. C’è un parlamentare di Sel, Giancarlo Giordano.
Ai bei tempi Isochimica aveva a libro paga 330 operai e si calcola che circa 400 persone ci hanno lavorato per un periodo di tempo sufficiente da esporli a rischi per la salute. Secondo le statistiche dei sindacati locali e del comitato Ona (Osservatorio Nazionale Antiamianto), circa 140 ex dipendenti hanno contratto una patologia riconducibile all’amianto. Per nove di loro la bomba è già esplosa. L’ultimo si chiamava Luigi Maiello. E’ morto il 14 febbraio per un cancro ai polmoni. Aveva 54 anni. La moglie Antonietta ha partecipato alla manifestazione: “Negli ultimi mesi mio marito non riusciva più a respirare. Gli avevano riconosciuto il 16% di invalidità e una pensione di 500 euro al mese. Ho due figli, uno va all’università, non abbiamo ricevuto niente. Cosa voglio? Giustizia. L’individuazione dei responsabili”. La signora Marisa le stringe la mano. E’ la vedova di Pasquale Soricelli. Circa un anno e mezzo fa Pasquale si è suicidato: aveva lavorato in Isochimica e aveva scoperto di essere malato. Anche lui viene giustamente calcolato tra le vittime di questa fabbrica della morte.
IL CORTEO si ferma davanti al cancello dell’Isochimica dove un cartello beffardo indica una bonifica in corso ma mai seriamente avviata. Viene scoperta una lapide in ricordo “delle vittime dell’amianto e del profitto contro l’omertà e l’indifferenza”. Forse questo scempio si sarebbe fermato in tempo se Arpac, Asl e tutti gli enti chiamati al controllo fossero stati più rigorosi “e sappiamo bene – sostiene con rabbia una signora – come la politica abbia nominato manager che hanno protetto gli interessi di alcuni a scapito della collettività”. Ascoltando la pancia del corteo si raccoglie un desiderio unanime: quello di un intervento della magistratura, che sequestri il sito per tutelare la salute pubblica. La cinta muraria è talmente malconcia che violarla è un gioco da ragazzi. Gli operatori e i giornalisti di una tv locale hanno mandato in onda i filmati della loro incursione per dimostrare quanto sia facile toccare con mano i veleni abbandonati.
IL PROCURATORE capo di Avellino Rosario Cantelmo, con un solido background di inchieste anticamorra alle spalle e una fama di magistrato che non guarda in faccia a nessuno, è in carica da poche settimane e ha già indicato nella vicenda Isochimica “una priorità del mio ufficio”. Il punto dell’inchiesta lo riassume Brigida Cesta, referente cittadino dell’Ona e avvocato della famiglia Maiello: “Il fascicolo era chiuso ed è stato riaperto nel 2009. Si procede per omicidio colposo e reati ambientali, è stato acquisito anche il video tv di un operaio che denunciava il tentativo di truccare la sua cartella clinica per far scomparire la relazione con l’amianto”. La legge in questi casi prevede due anni di abbuono al raggiungimento della pensione. Peccato che la riforma Fornero di fatto li abbia cancellati. Il segretario provinciale di Rifondazione, Toni Della Pia, lo ricorda amaramente: “Sono mesi che invochiamo una deroga per i lavoratori che vengono fuori da esperienze simili”. Il nascente governo Letta li ascolterà?
di Vincenzo Iurillo
Il Fatto Quotidiano 26.04.2013